Un gruppo di lavoro internazionale guidato dall’australiana Monash University ha utilizzato sostanze chimiche presenti nei vegetali per riprodurre il processo chiave della fotosintesi clorofilliana, aprendo così la strada all’ottenimento di idrogeno e ossigeno a partire dall’acqua con il concorso della radiazione solare. La scoperta, già pubblicata a fine agosto 2008, potrebbe rivoluzionare l’industria delle energie rinnovabili poiché l’idrogeno, considerato come il più pulito dei carburanti verdi del futuro, potrebbe essere prodotto facilmente ed a costi ridotti in scala industriale.
Per ottenere questo risultato il gruppo di ricerca internazionale coordinato dal professor Leone Spiccia ha messo a punto un sistema costituito da una membrana in polimeri impregnata con un complesso di molecole (
Copie artificiali dei nuclei di manganese erano già state sviluppate dal professor Dismukes tempo fa, ed ora si è fatto un ulteriore passo in avanti, sfruttando la capacità di questo elemento nello scindere le molecole di acqua nei suoi componenti, idrogeno e ossigeno, con la semplice esposizione del sistema ad una corrente di 1,2 volt. Come supporto del sistema una membrana di polimeri, dello spessore di pochi micrometri, ottenuta unendo del Nafion, membrana ad elevata conduttività protonica, con un anodo, che si è dimostrata essere la sede più adatta per accogliere il cluster di manganese per la sua funzione di catalizzatore nella reazione di scissione dell’acqua.
Trattandosi di un processo di ossidazione dell’acqua, che produce protoni ed elettroni, può essere sfruttato per ottenere idrogeno anziché i carboidrati, come avviene nella reazione fotosintetica in natura. I test finora effettuati hanno dimostrato come il sistema rimanga attivo dopo tre giorni di uso continuo, ma ovviamente occorrono ulteriori prove affinché si possa dire veramente efficiente. Il professor Spiccia intende sviluppare questa innovativa acquisizione continuando ad “
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