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Le rocce come fonte di energia nucleare

Politecnico di Torino e CNR studiano gli effetti di forti pressioni meccaniche su rocce granitiche e basaltiche

Produrre energia nucleare pulita e non radioattiva. È una delle possibili applicazioni pratiche delle  ricerche condotte dal Politecnico di Torino e dal CNR sulle reazioni piezonucleari, presentate in aprile 2011.

Reazioni piezonucleariI ricercatori del Dipartimento di Ingegneria Strutturale del Politecnico sono arrivati alla conclusione che, sottoponendo alcune rocce granitiche e basaltiche a una pressione meccanica tale da provocarne la frattura, si ha un’emissione di neutroni che produce energia.

In altre parole, nel momento in cui la roccia si frattura avverrebbe una fissione nucleare di elementi non radioattivi, come il ferro, evitando di fatto la produzione di raggi gamma e scorie. Durante questo tipo di procedimento, inoltre, si verifica un cambiamento nella composizione chimica di questi materiali: i materiali più pesanti, come il Ferro o il Nichel, si scindono in elementi più leggeri, come l’Alluminio, il Silicio o il Magnesio.

La produzione di energia pulita però è solo una delle probabili applicazioni di questa scoperta scientifica. Sfruttare queste reazioni potrebbe, infatti, rivelarsi utile anche per la previsione dei terremoti, lo studio dell’inquinamento da Carbonio e l’accelerazione del processo di decadimento delle scorie radioattive.

Come spiegato da Alberto Carpinteri del Dipartimento di Ingegneria Nucleare, i risultati di questo lavoro, se verranno confermati da altri laboratori, rappresenteranno una rilevante scoperta scientifica, del tutto trasversale e interdisciplinare. La particolare importanza risiede nel fatto che esso  fornisce una spiegazione a molti fenomeni naturali ancora inspiegati

Rocce graniticheSecondo i ricercatori, infatti, non è da escludere che reazioni piezonucleari, come quelle riprodotte in laboratorio, possano essere avvenute durante il periodo di formazione e maggiore attività delle placche tettoniche. Durante quel periodo, infatti, la quantità di Ferro presente nella crosta terrestre si è dimezzato, mentre è raddoppiata simmetricamente la presenza di Alluminio.

Può risultare sorprendente che siano freddi e semplici calcoli a dimostrare come l’eccesso di calcio sia diventato l’acqua degli oceani, così come l’eccesso di magnesio si sia trasformato nel carbonio delle atmosfere prototerrestri. Nello stesso modo, anche il cloruro di sodio sembra provenire dalla scissione del Nichel. Ferro e Nichel si stanno infatti “estinguendo”, in particolare negli oceani.

Prima di essere studiate sui solidi, da Alberto Carpinteri, le reazioni piezonucleari sono state analizzate a partire da elementi liquidi. I primi passi delle ricerche, infatti, sono iniziati circa tre anni fa, quando, presso il CNR di Roma, si iniziò a sollecitare con ultrasuoni alcune soluzioni acquose di sali ferrosi. Nel frattempo si sono fatti grandi passi in avanti, ma per quanto riguarda le applicazioni pratiche si è ancora alle prime battute.

Nessuna euforia, quindi, almeno per il momento.  Come confermato da Fabio Cardone del CNR,  infatti,  le tecnologie per applicare queste scoperte alla produzione di energie necessitano di tempi lunghi per essere sviluppate.  Senza considerare che la comunità scientifica è divisa sull’argomento, perché significa dover ripensare la fisica così come la conosciamo.

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