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Le nanotecnologie verdi sotto processo

I problemi dell’ambiente risolvibili con le nanotecnologie verdi? Il progresso scientifico offre nuove possibilità, tutte da verificare prima di promuoverle a pieni voti.

Finchè l’impatto ambientale delle nanoparticelle non sarà meglio conosciuto, deve essere evitato il più possibile di diffonderle nell’ambiente”. Con queste parole la Royal Society ha espresso la propria posizione in merito al proliferare di iniziative nanotecnologiche destinate a risolvere i problemi cronici o ricorrenti che affliggono l’ambiente in cui viviamo. Le nanotecnologie verdi incontrano favori e diffidenza. Con sempre maggiore frequenza si parla di additivi per diminuire l’impatto inquinante dei carburanti di origine fossile, o di particelle disinquinanti in grado di eliminare gli ossidi d’azoto dall’aria, o di cellule fotovoltaiche di ultima generazione o di nanoparticelle di ossidi metallici per trattare le acque o ripulire i suoli. Ma gli esperti ammoniscono: occorre fare ancora i conti non solo con l’effettiva possibilità di fare delle applicazioni tecniche partendo da certi progetti innovativi ma, aihmè, anche con i costi. Senza mai dimenticare che restano incerti gli effetti delle nuove tecnologie sui biotopi sui quali agiscono.

Laboratorio nanotech Nel caso ad esempio delle nanoparticelle di ferro introdotte nel terreno per eliminare inquinanti come pesticidi, diossine o composti organici azotati, può crearsi una “competizione” con le particelle di ferro già presenti allo stato naturale. Conseguenze? Possibili ripercussioni sulle normali reazioni di ossidazione, che produrrebbero sostanze in grado di diventare fattori di stress per le cellule degli organismi che nel terreno vivono. Inoltre, se le conseguenze quanto a tossicità possono essere ben conosciute nel sistema terrestre, molto resta da sapere sulle conseguenze in ambiente acquatico e marino. Il Prof. Paillotin, dell’Agenzia francese della sicurezza sanitaria dell’ambiente e del lavoro, ribadisce che “A tutt’oggi non ci sono dei mezzi semplici per conoscere le conseguenze della disseminazione delle nanoparticelle negli ecosistemi. Gli studi tossicologici non sono sufficienti”. L’Unione Europea, di fronte al problema emergente, non ha ancora adottato delle regole sull’uso delle nanoparticelle, che dovrebbero basarsi su valutazioni scientifiche delle singole entità e delle possibili combinazioni funzionali con altre sostanze. Contrariamente a quanto fanno gli Stati Uniti, che aspettano che si evidenzino eventuali problemi prima di regolamentare il settore, l’Europa, con più prudenza, è probabilmente avviata a cautelarsi con dei principi di precauzione. Molti esperti fin d’ora puntano però il dito: si è solo all’inizio di quello che dovrà diventare il grande “cantiere” delle verifiche da attuare per valutare i rischi associati alle nanotecnologie verdi, la cui rapida evoluzione non è stata accompagnata da precise regole iniziali. Interessi economici, scientifici, giuridici ed ambientali si scontrano su di un nuovo terreno. Per il nanotech verde il percorso resta comunque lungo: dovrà convincere, prove alla mano, assicurandosi il ruolo di risorsa affidabile per l’auspicata realizzazione di uno sviluppo sostenibile.

Per approfondimenti

http://www.nanosafe.org/

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