Rappresenta una delle figure più complesse nel panorama culturale italiano del secondo dopoguerra.
Nacque a Cuba, a Santiago di Las Vegas, nel 1923. Nel 1925 si trasferì a San Remo dove visse l'infanzia e l'adolescenza. La famiglia lo educò all'interesse per la scienza (il padre era astronomo e la madre naturalista). Partecipò giovanissimo alla Resistenza in Liguria. S'iscrisse dopo la liberazione al Partito Comunista, da cui uscì dopo i fatti d'Ungheria del '56, pur mantenendosi uomo di sinistra.Si laureò in lettere a Torino, dove entrò in rapporto con Vittorini e Pavese.
Il suo primo prodotto narrativo è
E' del '49 la raccolta di novelle
Il racconto
Accanto all'attività letteraria, Calvino esplica attività editoriale alla Casa Editrice Einaudi di Torino. Sul piano della creazione letteraria, seguono altre raccolte di racconti (
L'interesse di Calvino per la fiaba (o "favola culturale") è totale: già nel '56 aveva scritto una raccolta di
Nel 1964 Calvino si trasferì a Parigi, dove coltivò interessi scientifici, epistemologici e antropologici. Con i racconti
Nel 1980 si trasferì,poi, a Roma dopo la pubblicazione del romanzo
Sembra immediato aggregare la produzione narrativa di Calvino intorno a due filoni distinti: quello dei racconti ancorati ai temi d'impegno civile e quello dei racconti di pura fantasia. Questa partizione però rischierebbe di non rendere minimamente ragione della continuità dell'impegno narrativo di Calvino e dell'unicità della sua esperienza. In realtà fra i due supposti poli si verifica un'integrazione costante,e non soltanto cronologica.
Egli si dedicò all'apparente evasione della "favola" capace di affrontare i più scottanti temi della realtà, contro una volontà nel clima plumbeo e opaco dominato sul piano internazionale dalla guerra fredda e sul piano interno dal centrismo degasperiano.Come scrisse: " Ed ecco che scrivendo una completamente fantastica (...) non accettavo passivamente la realtà negativa ma riuscivo a riimmettervi il movimento, la spacconeria, la crudezza, l'economia di stile, l'ottimismo spietato che erano stati della letteratura della Resistenza".
Da questa testimonianza deriva la necessità di considerare gli sviluppi della narrativa di Calvino non su due piani autonomi e artificiosamente separati, ma come un itinerario costantemente in progresso, le cui varie tappe ubbidiscono nella sostanza al pieno, felice intersecarsi di istanze stilistico narrative (in un arco che dall'epica va alla leggenda, e quindi la risolve in pura invenzione favolistica) e di istanze morali, come fiducia "in una letteratura che sia presenza attiva nella storia, in una letteratura come educazione".
Nella narrativa fantascientifica armonizza un passato remoto, solo congetturabile, che si veste di spoglie concrete ed umane e si anima di figurazioni casalinghe e "comiche", in un corposo irrompere d'atteggiamenti, movenze, frenesie: una serie d'apologhi (se non di parabole) attraverso cui una realtà così volutamente estraniata si riappropria dei suoi sapori quotidiani.
La vita di Calvino appare aperta alle soluzioni più spregiudicate, più imprevedibili.
Pochi scrittori contemporanei italiani hanno, come Calvino, saputo lucidamente perseguire e concretamente realizzare, una così persuasiva distanza dal naturalismo, pur salvando un progetto narrativo fondato sulla presa di coscienza del reale, nel totale rifiuto verso " la psicologia, l'interiorità, gli interni, la famiglia, il costume, la società (specie se buona società) ".