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Notizia del 16/06/2008

Dagli scarti dei pomodori si ricava plastica biodegradabile

Dai residui della lavorazione del pomodoro è possibile ottenere materiale plastico biodegradabile. La ricerca è stata presentata a Toronto dal Cnr.

In Italia le industrie agroalimentari trasformano quasi il 70 per cento della produzione, pari a 6 milioni e trecentomila tonnellate di pomodori, con ricadute importanti in termini di costi e di inquinamento dell’ambiente, per lo smaltimento degli scarti prodotti. La ricerca del Cnr consente di manipolare questi residui, convertendoli in potenziali risorse di sostanze ad alto valore aggiunto.

“In sintesi - spiega Barbara Nicolaus dell’Icb-Cnr- lo studio (peraltro presentato in riviste scientifiche internazionali) sta mettendo a punto metodi rapidi di estrazione di polisaccaridi a basso impatto ambientale, di facile applicazione e in grado di fornire alte rese di prodotto a ridotto tempo di trattamento. Inoltre, così trattati, gli scarti hanno potenzialità biotecnologiche per la realizzazione di biomateriali da utilizzare in differenti settori in agricoltura. Per quanto riguarda l’alimentazione, dagli scarti sono stati recuperati, attraverso l’impiego di solventi organici non tossici, sostanze ad attività antiossidante presenti nelle bucce del pomodoro e da utilizzare come potenziali integratori alimentari”.

Il progetto può quindi contribuire a convertire gli scarti del pomodoro in una potenziale risorsa, soprattutto per quei paesi che, come l’Italia, sono poveri in materie prime tradizionali e ricchi di risorse naturali. “Infatti”, prosegue la Nicolaus, “uno stabilimento di medie dimensioni, in Italia trasforma, in una stagione 110 mila quintali di pomodoro fresco producendo almeno 2500 quintali di scarti rappresentati da bucce e semi, con notevolissimo costo economico”.

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