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Niente sesso, siamo pomodori

Grazie alla scoperta di un gene sinora sconosciuto diventa realistica la possibilità di ottenere frutti senza l’intervento dell’impollinazione.

Una ricerca condotta dall'Università di Verona e dal Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura di Montanaro Lombardo (Lodi) e che in 10 anni ha coinvolto più gruppi di ricerca ha portato all’individuazione del gene Aucsia, dal quale dipendono le fasi iniziali di sviluppo del frutto del pomodoro, la preziosa bacca dispensatrice di salute.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Plant Physiology e potrà avere delle interessanti applicazioni pratiche in agricoltura: si prospetta infatti la possibilità di rendere le piante autosufficienti nella riproduzione, senza il ricorso agli agenti esterni, come gli insetti, o indipendentemente dalle condizioni ambientali. In più, è il risultato di un nuovo filone della ricerca che invece di ricorrere alla introduzione di geni esterni nel vegetale oggetto di studio (metodologia trans-genica) lavora sulla regolazione di un gene già presente nel patrimonio genetico della pianta stessa (metodologia cis-genica).

Pomodori a diversi stadi di maturazione Duplici gli obiettivi della ricerca: uno di tipo euristico, per comprendere i meccanismi che controllano lo sviluppo del frutto; l’altro di tipo applicativo, per migliorare sia la qualità che la quantità della specie coltivata. In prima battuta, grazie alle biotecnologie, è stato possibile ottenere lo sviluppo del frutto per via partenocarpia, ovvero senza la preventiva fecondazione degli ovuli, stimolando il gene aucsina che regola la sintesi dell’auxina, ormone vegetale responsabile della formazione del frutto dopo l’impollinazione e la fecondazione. Dopo ha avuto inizio lo studio genetico e di genomica funzionale delle piante con aumentata sintesi di auxina nell’ovario, l’ organo dai cui tessuti ha inizio la formazione del frutto. In questa fase si è osservato che sopprimendo i due geni Aucsia del pomodoro è stato possibile ottenere la riproduzione per partenocarpia, ottenendo frutti anche in assenza di impollinazione, ovvero della riproduzione sessuata normale. Visto che il gene Aucsia è reperibile in tutte le specie di piante superiori, è pensabile che possa avere una funzione simile in tutte le piante terrestri. Ovvio quindi l’ interesse particolare nei confronti delle specie orticole e frutticole utilizzate per l’alimentazione. Lo studio condotto sui geni Aucsia apre le porte alla identificazione di altri geni (i.e. geni partner(s) di Aucsia) la cui funzione è al momento ignota, ma che potranno riservare ulteriori opportunità di studio e applicative.

Per approfondimenti

http://www.ricercaitaliana.it/primopiano/pp_dettaglio-195.htm

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