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L’Europa e i perturbatori endocrini

Prodotti chimici di sintesi sono dispersi ovunque nell’ambiente. Oltre alle conseguenze negative come generici inquinanti, la ricerca europea se ne occupa anche per i loro effetti sul sistema ormonale degli animali.

Il problema ha una portata mondiale: alcuni composti chimici di origine industriale, facilmente reperibili nell’ambiente, hanno la capacità di modificare il sistema endocrino, che presiede la sintesi degli ormoni negli organismi animali. Visto che dagli ormoni dipende una lunga serie di funzioni, prima tra tutte la riproduzione, la questione sta assumendo un certo rilievo, ulteriormente complicata dal fatto che gli ormoni agiscono a quantità piccolissime, e sono perciò anche infinitesime le quantità di altre sostanze che possono imitarne la funzione o contrastarla.

C’è l’esempio di un noto antiparassitario, l’atrazina, ormai vietato in Italia da oltre vent’anni ma ancora riscontrabile nelle analisi delle acque, che ha effetti Rana esculenta complex femminizzanti” sugli anfibi abitatori delle campagne: gli effetti sono già evidenti a concentrazioni bassissime, che corrispondono a soluzioni in cui uno 0,1 milionesimo di grammo viene diluito in un litro d’acqua. Riscontri ancora più ampi si hanno sugli effetti “femminizzanti” o addirittura sterilizzanti sui maschi dei pesci che vivono nei fiumi in cui finiscono le acque depurate nei paesi industrializzati: gli estrogeni, pur presenti in quantità infinitesime, sono sufficienti a modificare il sistema endocrino.

Si tratta allora, oltre a cercare di ridurre alla fonte l’immissione nelle acque di scarico di tutte le sostanze potenzialmente inquinanti, di migliorare l’efficacia dei sistemi di depurazione nell’eliminazione dei cosiddetti composti “perturbatori endocrini”. Composti che hanno peraltro un’altra particolarità: possono derivare dalla sinergia di sostanze che, se prese singolarmente risultano innocue, ma se miscelate insieme diventano attive. Per finire, si aggiunge una ulteriore complicazione, che deriva dall’essere gli ormoni attivi solo in alcuni periodi della vita animale: uno stesso composto può essere innocuo per la madre in gestazione, ma nocivo al feto che porta in grembo.

Vista la complessità del problema e la necessità di porvi rimedio, ci sono già parecchi progetti di ricerca europei che se ne occupano.

Il progetto NEPTUNE ha come riferimento lo studio di nuovi strumenti e processi sostenibili per ottimizzare e potenziare il trattamento delle acque reflue di diversa origine.

Il progetto REEF, iniziato nel maggio scorso, ha per obiettivo lo studio degli effetti delle sostanze chimiche ambientali sull’attività riproduttiva degli individui femmina ed utilizza, come soggetto di studio, la pecora, molto vicina all’uomo sul piano riproduttivo. Il progetto REEF è associato ad altri due. Il progetto CONTAMED, destinato ad eseguire la ricerca sugli effetti delle miscele chimiche sulla salute umana, ed il progetto DEER, con il quale i ricercatori esaminano i potenziali effetti dei composti chimici sullo sviluppo fetale, sul raggiungimento della maturità sessuale e sull’obesità.

Infine, l’Unione Europea ha istituito la rete di eccellenza CASCADE, che riunisce 24 gruppi di ricerca attivi in nove Stati membri dell'Unione Europea e che si pone come punto di riferimento e di coordinamento per integrare la ricerca europea in merito agli effetti dei residui chimici negli alimenti sulla salute umana.

Per approfondimenti

Progetto NEPTUNE http://www.eu-neptune.org/index_EN

Progetto REEF http://cordis.europa.eu/fetch?CALLER=FP7_PROJ_IT&ACTION=D&DOC=1&CAT=PROJ&QUERY=011d86cff11e:0d86:1d8885fc&RCN=87927

Progetto CONTAMED http://www.euresearch.ch/fileadmin/documents/PdfDocuments/Catalogue_of_projects_FP7_1.Call.pdf page 17

Progetto DEER

http://www.euresearch.ch/fileadmin/documents/PdfDocuments/Catalogue_of_projects_FP7_1.Call.pdf page 18

CASCADE http://www.cascadenet.org/projectweb/portalproject/Italian.html

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