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Il premio Nobel James Watson a Torino

Nel 1962 Watson, insieme con i colleghi Francis Crick e Maurice Wilkins, vinse il Nobel per le scoperte sul DNA che cambiarono il corso delle ricerche nel campo delle scienze della vita

Il biologo statunitense James Watson, Premio Nobel, un’icona vivente della scienza, sarà a Torino dall’11 al 13 ottobre 2012, ospite di alcune istituzioni scientifiche del capoluogo piemontese, su invito della Regione Piemonte (Assessorato alla Cultura) e dell’Associazione CentroScienza Onlus.  Un ritorno al passato si potrebbe dire, poiché Torino è anche la città natale di Salvador Luria, anch’egli Premio Nobel, biologo italiano morto nel 1991, pioniere nella ricerca sui batteriofagi, con il quale Watson si laureò e dal quale ottenne un incarico da dottorando. 

James Watson - foto ritrattoDurante questo soggiorno il momento dedicato al grande pubblico è previsto venerdì 12, ottobre alle ore 18.00, nella Sala Conferenze del Museo Regionale di Scienze Naturali, Via Giolitti 36, quando sarà un altro grande divulgatore, Piergiorgio Odifreddi, a intervistare il famoso scienziato.

Classe 1928, Watson entrò alla University of Chicago a soli 15 anni. Dopo aver letto il libro di Erwin Schroedinger “Che cos’è la vita?”, rimase affascinato e colpito dall’idea che geni e cromosomi custodissero i segreti del vivente. Dopo il dottorato, nel 1950, Watson trascorse alcuni anni in Europa fino ad arrivare al Cavendish Laboratory dell’Università di Cambridge. Fu qui che venne a contatto con Francis Crick, un dottorando con il quale condivise gli stessi obiettivi di ricerca. Entrambi avrebbero dovuto lavorare su altri progetti ma, nel 1953, costruirono il primo modello accurato di DNA.

Nel 1962, Watson vinse il Premio Nobel per la Medicina assieme a Francis Cricke Maurice Wilkins che, con Rosalind Franklin, fornì i dati su cui basare la struttura.   Tornò  quindi negli Stati Uniti come direttore del Cold Spring Harbor Laboratory, istituzione che divenne la sua sede di ricerca definitiva e alla quale è sempre rimasto legato.

Dal 1988 al 1992, presso il National Institute of Health, Watson ha presieduto il progetto Genoma Umano il cui obiettivo di comprendere la funzione dei geni e la loro mappatura è passo fondamentale per la ricerca e lo sviluppo di nuovi trattamenti medici.

Struttura del DNAIl soggiorno torinese di Watson inizia Giovedì 11 ottobre con una visita all’IRCC (Istituto per la Ricerca  e la Cura del Cancro) di Candiolo, centro di ricerca e polo ospedaliero di riferimento nazionale e internazionale per la cura dei tumori. Nella stessa sede si svolgerà un seminario dal titolo deliberatamente provocatorio "Must most metastasic cancer remain incurable?”  rivolto al mondo scientifico e ai ricercatori dell’Istituto.

Il programma di Venerdì 12 inizierà con una visita alla Human Genetics Foundation di Torino (HuGeF) - ente strumentale della Compagnia di San Paolo - e un incontro con iricercatori dello HuGeF  e dell’Istituto per le Biotecnologie dell’Università di Torino.

Nel pomeriggio James Watson visiterà “Le origini della diversità”, una delle quattro sezioni tematiche che compongono l’allestimento permanente in corso di realizzazione al Museo Regionale di Scienze Naturali, dedicata alle “ragioni genetiche” della diversità biologica, e nella quale è riprodotto un modello gigante di DNA.

Dopo un breve incontro che si terrà alle 16.30 con la stampa e le televisioni,alle 17.00 verrà inaugurata la mostra itinerante “Honest Jim.  James D. Watson, the Writer” a cura del CSHL –Cold Spring Harbor Laboratory,  aperta fino al 21 ottobre 2012.

La mostra nasce da un altro fondamentale interesse del biologo americano, quello per la divulgazione e la didattica. Watson ha infatti pubblicato diversi saggi su riviste e scritto molti libri tra cui “La doppia elica” (The Double Helix – 1958), uno dei maggior successi editoriali dell’epoca. Il titolo originale scelto da Watson era Honest Jim, un modo per rispondere alle velate accuse di essersi servito dei risultati della cristallografa Rosalind Franklin prima che fossero pubblicati. Fra gli altri suoi libri, il più recente è l’autobiografia “Avoiding boring people” (2007), graffiante e spiritosa, che ne descrive appieno l’anticonformismo  in tutti i campi, dalla scienza alla vita sociale.

La mostra, composta di 6 pannelli, narra con immagini, testi e copertine di libri e pubblicazioni il suo percorso scientifico sociale e umano.  Dopo Torino, l’esposizione farà altre due tappe: in Giappone e in Cina.

Come appassionato di montagna, l’ottantaduenne scienziato ha espresso il desiderio di ritornare al Parco Nazionale del Gran Paradiso per ritrovare i luoghi già visti al termine dei suoi studi. Sarà  l’Ente Parco il 13 ottobre a ospitare il celebre biologo americano, dove ad accompagnarlo ci sarà una piccola delegazione di esperti e collaboratori dell’area protetta.

 

 

 

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