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DreamBrain: per comunicare con il pensiero

Torinoscienza dedica una serie di articoli ai progetti innovativi italiani in mostra a Stazione Futuro alle OGR di Torino. Presentiamo una soluzione tecnologica per aiutare le persone che non possono parlare.

Comunicare con chi non può parlare perché vittima di una grave patologia, identificando i suoi bisogni primari, è oggi un traguardo che sembra alla portata della tecnologia avanzata. 

Questa rivoluzione medica è possibile grazie al DreamBrain, uno strumento che si propone di ristabilire un canale di comunicazione con il mondo esterno per i malati colpiti da ictus e da altre malattie degenerative dell’encefalo in modo attivo e soprattutto non invasivo.

DreamBrain - insiemeIl DreamBrain si presenta come un package, composto da un casco che funge da interfaccia elettro-encefalografica e da un netbook: l’interfaccia campiona i segnali provenienti dall’encefalo e tramite un modello matematico proprietario, associa ai bisogni ed alle necessità (es. mangiare, bere, dormire) del paziente una certa probabilità di accadimento.

Il DreamBrain è completamente non invasivo: il casco elettro-encefalografico è collegato al netbook tramite tecnologia wireless, quindi non necessita di cavi e soprattutto gli elettrodi non necessitano di gel elettro-conduttivo.

L’output del modello matematico è presentato tramite un’interfaccia grafica user-friendly con la quale è possibile capire ciò che il paziente sta provando, ed è quindi un grande aiuto per i familiari ma soprattutto per i centri riabilitativi che in questo modo possono utilizzare un nuovo strumento di comunicazione.

Tale metodologia è l’unica nel suo genere attualmente sul mercato, in quanto presenta un approccio di interazione attiva con il malato e non più passiva.

DreamBrain interfaceIl prodotto è stato concepito prevalentemente per i pazienti colpiti da ictus con afasia medio/lieve, ovvero con un'alterazione del linguaggio  dovuta a lesioni alle aree del cervello deputate alla sua elaborazione. In realtà, la tecnologia del DreamBrain può essere applicata anche ad altre patologie dell’encefalo, come la SLA o il morbo di Alzheimer, e, in un futuro non lontano, l’utilizzo potrà essere ben più ampio.

Il team del DreamBrain, tutto italiano, è composto da: Riccardo Prodam, ingegnere formatosi al Politecnico di Torino, si occupa di matematica, in particolar modo di sistemi non lineari e machine learning;  Flavia Prodam e Loredana Pagano, entrambe medici, svolgono la loro attività medica e di ricerca presso l’ospedale Maggiore di Novara insieme a Letizia Trovato, biologa, che svolge l’attività di ricerca in ambito biologico.  Livio Lo Biondo, ingegnere, è manager presso uno dei più importanti gruppi industriali italiani.

Il prototipo di DreamBrain è in fase di test e l'impresa è in pre-incubazione all'I3P del Politecnico di Torino.

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