Philip Engstrand è un antropologo della
Beauchamp University, nella California
settentrionale. Studia usi e costumi degli
scienziati del campus come se si trattasse di
una tribù di selvaggi. E la sua ragazza, Alice Coombs, è proprio una di loro: no, non una selvaggia, ma una fisica teorica del team del premio Nobel professor Soft, che sta cercando di riprodurre in laboratorio un evento come quello che ha dato origine al Big Bang.
Questa è la situazione iniziale di
I primi capitoli sono forse quelli più convincenti, per la dimestichezza con la quale l'autore manovra i suoi personaggi all'interno del dipartimento di fisica del campus universitario. La familiarità con la quale si parla di acceleratori di particelle, di eventi, di gravità è priva della dimensioni mitica che caratterizza le opere di letteratura che hanno come soggetto la scienza o gli scienziati. I lettori sono condotti nei laboratori di fisica come se fossero luoghi consueti, condivisi, come se si trattasse di un grande magazzino. Tutto quanto è naturale e scontato, come lo diventa davvero anche per un qualsiasi studente universitario italiano, esperienza che ancora poche persone hanno vissuto.
Il professor Soft riesce a creare qualcosa che ha proprietà fisiche stranissime: assorbe alcuni oggetti (carta, cappellini, panini, valvole, un gatto) a caso e ne rifiuta altri. Un po' come se fosse un essere umano con i suoi gusti e le sue preferenze ben definite, spesso incomprensibili. Lacuna, come viene denominato questo sistema fisico che possiamo immaginare come un vortice, una "porta", una "breccia", diventa oggetto di ricerca spasmodica, di passione scientifica, di passione amorosa, in un crescendo convulso di coinvolgimento. Ma rimane pur sempre un oggetto amoroso non identificato.
Giudicato dalla critica un "romanzo … che ci parla della fragilità umana e del desiderio", "un paese delle meraviglie al di qua dello specchio", "una delle più brillanti storie d'amore di questa fine secolo", "una travolgente satira accademica", "un romanzo che riesce anche a commuoverci", agli occhi di un lettore italiano