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Longitudine

Rendere avventuroso, accattivante e accessibile un argomento che a prima vista potrebbe sembrare noioso, zeppo di calcoli ed esclusivo terreno di caccia per eruditi specialisti

Questo è il miracolo che riesce a Dava Sobel, scrittrice e giornalista della pagina scientifica del New York Times, mentre narra nel suo Longitudine le vicissitudini che hanno faticosamente condotto a un metodo affidabile per calcolare la longitudine, un problema che nel 1700 era addirittura equiparato a quello del moto perpetuo o del farmaco universale.

Protagonista principale - sebbene non esclusivo - è l'artigiano John Harrison, orologiaio nello Yorkshire del XVIII secolo, cresciuto senza istruzione formale ma genio autodidatta nella costruzione di ingranaggi, ruote dentate e altre diavolerie meccaniche.

Harrison riuscì a costruire un orologio che non risentisse quasi delle variazioni di temperatura e di pressione a cui andavano soggetti gli strumenti a bordo delle navi del suo tempo. Era un orologio senza pendolo, quindi capace di continuare a segnare l'ora esatta nonostante i rollii, i beccheggi e i movimenti tumultuosi cui erano sottoposte le imbarcazioni in tempesta.

Il cronometro H4 di John Harrison Un orologio, insomma, capace di portare con sé (conservandola con precisione) l'ora del porto di partenza. Ciò permetteva di calcolare con grande facilità la longitudine di qualsiasi luogo: era sufficiente determinare l'ora locale e confrontarla con l'ora segnata dal cronometro di riferimento, eseguendo alcuni semplici calcoli.

Ma Longitudine è anche la storia di un considerevole premio in denaro, le ventimila sterline promesse dal Parlamento inglese a chi avesse risolto entro un margine di errore prestabilito il problema della longitudine, e dei tentativi di diversi uomini dell'epoca di guadagnarselo.

È anche la storia delle ripicche e degli ostacoli che gli astronomi (convinti sostenitori del cosiddetto metodo delle distanze lunari, concorrente di quello del cronometro marino) misero in piedi ai danni di Harrison per denigrarlo, rimandare sine die la consegna del premio e truccare le prove a cui venivano sottoposti i suoi orologi.

Il cronometro H1 di John Harrison È soprattutto la storia di una conquista faticosa, risultato degli sforzi di generazioni di navigatori e di scienziati, narrata attraverso i fatti, le teorie (talvolta anche molto bizzarre), i miglioramenti tecnologici, i successi e gli insuccessi che permisero alla fine di ridurre sensibilmente il numero dei naufragi e di rendere più sicuri e prosperi i traffici commerciali.

Longitudine insomma è un libro avvincente e godibilissimo, scritto con mirabile sintesi di precisione, dovizia di particolari, ritmo e levità. Per di più, fa luce su una scoperta poco nota al grande pubblico, ma che ha cambiato radicalmente l'arte del navigare e ha segnato profondamente la storia dei secoli successivi, compreso il nostro.

Come la stessa autrice narra in uno dei passi conclusivi dell'opera: Il cronometro [di John Harrison] finì ben presto con l'essere dato per scontato, come ogni altra cosa essenziale, e la sua storia controversa, insieme con il nome del vero inventore, venne molto presto dimenticata dagli uomini di mare che ne facevano ormai un uso quotidiano.

In copertina


Dava Sobel
BUR Saggi
1999
147
88-17-11290-9

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