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Il tempo al di là del mare

Una piramide tronca, formata da cassetti e porte che si aprono e si chiudono, mille fogli sul pavimento, un pupazzo, un pinguino, una lavagna e una decina di modellini in legno di strumenti scientifici in uso nel XVIII secolo. Questa la scenografia che fa da sfondo allo spettacolo teatrale Il tempo al di là del mare promosso dall'Istituto Nazionale per la Fisica della Materia (I.N.F.M.)

Il testo dello spettacolo, curato da Annalisa Bianco e solo liberamente ispirato al best-seller Longitudine di Dava Sobel, è portato in scena dalla compagnia I fratellini.

Ma i protagonisti sono proprio gli attori, Dario Cantarelli e Marcello Bartoli (anche regista), rispettivamente nei panni del reverendo Nevil Maskelyne, astronomo reale inglese della metà del Settecento e John Harrison, l'artigiano inventore del cronometro marino capace di risolvere il problema della longitudine e di permettere ai naviganti di portarsi appresso il tempo del porto di partenza. Ciò grazie a un orologio che finalmente non risentisse degli sbalzi di temperatura e di pressione o dei rollii e dei beccheggi della nave.

Il tempo al di là del mare I due, in continuo disaccordo, reciprocamente sospettosi l'uno dell'altro e dediti a punzecchiarsi a vicenda per tutto lo spettacolo, portano in primo piano con una recitazione lieve e brillante le differenze di metodo, di carattere e di concezione filosofica dei due personaggi storici.

Da un lato la concezione elitaria della conoscenza scientifica dell'astronomo, convinto sostenitore del metodo delle distanze lunari e che la chiave della soluzione al problema della longitudine si potesse trovare soltanto nell'affinamento della teoria astronomica dell'orbita del nostro satellite e nella compilazione di tabelle frutto di lunghi calcoli e che solo pochi esperti erano capaci di compiere.

Dall'altro la fiducia nella manualità e nell'ingegno proprie del semisconosciuto (e per nulla erudito) artigiano, teso a risolvere il problema racchiudendo il segreto in un orologio che fosse di uso comune, anche alla portata di viaggiatori a digiuno di approfondite conoscenze astronomiche.

Il tutto condito dal sospetto più che legittimo che l'astronomo reale si fosse avvalso dellam propria posizione di potere per condizionare le prove a cui era stato sottoposto l'orologio di Harrison ed accappararsi così il cospicuo premio di ventimila sterline (pari oggi a circa dieci milioni di euro) messo in palio dal Parlamento inglese nella speranza di risolvere l'annoso problema.

Il tempo al di là del mare In definitiva un tentativo riuscito di portare in scena una questione scientifica limitando all'essenziale l'aspetto didascalico e privilegiando il rapporto dialettico e conflittuale fra i protagonisti.

Interessanti i modelli degli strumenti scientifici utilizzati in scena, fra i quali cattura l'attenzione del pubblico il celatone, una specie di elmo dotato di un cannocchiale monocolo con cui Galileo teorizzava di riuscire a stabilire la longitudine in mare grazie all'osservazione delle eclissi dei satelliti di Giove.

In copertina


a cura di Annalisa Bianco

2000


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