Completamente autodidatta (non frequentò mai corsi di studi regolari, si procurava i manuali di quello che gli interessava), fin da bambino Guglielmo Marconi era rapito dai fenomeni elettrici. Nella villa in cui abitava con la famiglia a Pontecchio (presso Bologna) aveva allestito un ben fornito laboratorio dove colui che sarebbe passato alla storia come inventore della radio passava intere giornate a costruire rudimentali apparecchi elettrici.
Dopo aver notato che alcune scariche temporalesche captate da un rudimentale parafulmine facevano squillare di un campanello elettrico cercò di sfruttare questo fenomeno (ovvero le onde elettromagnetiche teorizzate fin dal 1864 dal fisico James Clerk Maxwell) per realizzare un sistema di telegrafi senza fili. Il primo esperimento positivo in questa direzione avvenne nell'estate del 1894 quando Marconi realizzò un rudimentale apparato radio: come antenna aveva usato un filo lungo qualche metro, collegato ad uno dei poli dello "scaricatore", mentre l'altro polo era collegato con un filo a una lastra di rame affondato nel terreno (la "terra"). A oltre due chilometri di distanza, al di là di una collina, il fratello Alfonso, davanti ad un ricevitore collegato al solito campanello, attendeva l'arrivo del segnale convenuto. Il campanello squillò e un colpo di fucile sparato in aria celebrò il primo messaggio radio della storia della comunicazione a distanza.
Per 2 anni il giovane bolognese perfezionò le sue apparecchiature, ma aveva bisogno di un sostegno ufficiale e, dato che le autorità italiane non si dimostrano affatto interessate, grazie all'interessamento di alcuni parenti della madre inglese, nel febbraio del 1896 Marconi ottiene, a Londra, un appuntamento con William Preece, dirigente del ministero delle Poste. Preece intuisce subito le potenzialità di quei rudimentali apparecchi e gli concede sostegno e, soprattutto, l'assistenza di George Kemp (che diventerà d'ora in poi il suo più fedele e apprezzato collaboratore).
In Inghilterra compie esperimenti a ripetizione, tutti di successo, da cui Marconi ricava numerosi brevetti e l'attenzione del pubblico (compresa la regina Vittoria). Grazie al suo perfetto inglese, ai suoi modi gentili e al fascino del suo lavoro, Marconi è molto apprezzato dall'alta società britannica, che lo invita spesso a feste e ricevimenti. In questo senso, oltre ad essere un brillante scienziato, Marconi dimostra di esser un buon manager, capace di intessere relazioni con "quelli che contano" e di garantirsi quell'appoggio politico e industriale indispensabile per realizzare i suoi grandiosi progetti: una radio che permetta di comunicare in tutto il mondo.
Nel 1901, Marconi e Kemp arrivano a San Giovanni di Terranova, in Canada, per organizzare il primo impianto di trasmissione radio attraverso l'Atlantico. L'esperimento riesce e viene ripetuto (per tacciare chi lo accusava di aver imbrogliato) sulla nave italiana "Carlo Alberto". È il trionfo. I Savoia lo ricevono in Campidoglio, mentre i reali d'Europa se lo contendono per farsi installare stazioni riceventi e trasmittenti.
Nel 1909, quando le principali società di navigazione hanno ormai adottato un servizio di marconigrammi (la telegrafia senza fili salva la vita a centinaia di persone), gli viene conferito il premio Nobel per la fisica. Durante la Prima Guerra Mondiale Marconi comincia a studiare le onde corte e medie, che non si perdono nello spazio, ma che sono riflesse sulla terra da una specie di specchio: la ionosfera. Nasce così la radio, come noi ancora oggi la conosciamo.
Nel 1920 Marconi compra la nave "Elettra", uno yacht che per anni sarà la sua vera casa e laboratorio galleggiante. In quegli anni l'Italia nazionalista e fascista si "appropria" della sua figura: pur non condividendone a pieno l'ideologia, Marconi diventa il prototipo dello scienziato fascista; Mussolini lo nomina presidente del Consiglio nazionale delle ricerche e dell'Accademia d'Italia. Dopo aver organizzato, nel 1933, gli impianti della Radio vaticana, Marconi trascorre gli ultimi anni della sua vita in continui e vorticosi viaggi, per lezioni e conferenze che lo portano ai quattro angoli del pianeta (gli vennero conferite ben 16 lauree