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Notizia del 10/06/2013

Il nostro cervello tradisce chi mente

Chi pensa di cavarsela mentendo e di avere un tale autocontrollo da superare anche il il test della "macchina della verità" d'ora in avanti è spacciato.

Ci sono infatti specifiche aree del cervello che si attivano quando si mente. E che possono essere viste “all’opera” con l’imaging neurale, semplicemente indossando una cuffia con 128 rivelatori che registrano l’attività elettrica del cervello. Lo rivela una ricerca tutta italiana da poco pubblicata sulla rivista americana Plos One.

Menzogna - imaging neuraleLo studio, condotto da Alice Proverbio, Maria Elide Vanutelli e Roberta Adorni del dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, è basato sull’elettrofisiologia cognitiva e dimostra che le aree del cervello più attive dal punto di vista “elettrico” nella costruzione della menzogna sono la regione frontale e pre-frontale dell’emisfero sinistro e la corteccia cingolata anteriore.

Grazie a questo approccio i ricercatori sono in grado di "vedere" come reagisce il cervello di una persona quando riconosce qualcosa di familiare e di stabilire quando una persona sta mentendo poiché il cervello produce una risposta bioelettrica inconfondibile, chiamata N400, che riflette il tentativo di sopprimere l’informazione riconosciuta come vera. 

Rispetto alla macchina della verità che si basa sulla misurazione di aspetti fisiologici come sudore e battito cardiaco per individuare chi mente, il metodo basato sulla registrazione dell’attività elettromagnetica misura anche l’effetto cerebrale delle emozioni provate durante l’interrogatorio. L’attività mentale, misurata attraverso le variazioni elettriche delle risposte cerebrali è un indicatore molto più affidabile di quella solo periferica.

I delinquenti, ma non solo, sono avvisati.

 

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