Smascherare gli allergeni

Un nuovo sistema diagnostico sfrutta i nanosensori. Una ricerca dell’Istituto zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta

Il Ministero della salute ha finanziato un sistema diagnostico veloce ed efficace  per stabilire la presenza di allergeni negli alimenti, che sfrutta le caratteristiche dei nanosensori. Il lavoro è stato condotto dall’Istituto zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, in collaborazione con gli esperti del Politecnico di Torino e del CNR della stessa città.

Allergeni - arachidiAdesso per verificare la presenza di un allergene in un alimento – ossia della proteina che scatena la reazione allergica – esistono diversi metodi, tutti però relativamente costosi, inquinanti e lenti (bisogna aspettare alcune ore prima di ottenere il risultato). Questo intervallo diventa un elemento critico in alcune situazioni come nelle mense aziendali e scolastiche e non si conosce esattamente la presenza degli allergeni.

Secondo la normativa europea, sono 14 gli allergeni la cui presenza va obbligatoriamente indicata in etichetta, nella lista troviamo: latte, crostacei e frutta a guscio. «Tuttavia – spiega Lucia Decastelli, responsabile della struttura di controllo alimenti dell’Istituto zooprofilattico di Torino – non sempre l’indicazione è precisa, e questo espone gli allergici a potenziali rischi. Non solo: esistono anche allergeni alimentari non contemplati nella normativa, ma che possono a loro volta costituire un pericolo. Le allergie alimentari – porsegue Decastelli – colpiscono circa l’1-2% degli adulti e il 5-6% dei bambini, con sintomi che vanno dai disturbi gastrointestinali alle eruzioni cutanee, dalle dermatiti fino allo shock anafilattico. Per questo è importante cercare un metodo diagnostico più economico, rapido ed efficace rispetto a quelli in uso». Grazie a questo test si è per esempio scoperta la presenza di proteine del latte nel prosciutto o tracce di frutta a guscio nei biscotti, sufficienti per scatenare una reazione allergica.

Lo strumento si avvale di un supporto di silicio dotato di una struttura che ricorda vagamente un pettine a denti molto larghi. Su questi “denti”, che vibrano a lunghezze d’onda note grazie alle caratteristiche intrinseche del silicio, vengono fatti aderire gli anticorpi specifici per ogni allergene. In questo modo si forma un legame tra struttura in silicio e l’anticorpo molto solido, basato esclusivamente su proprietà fisiche, non influenzabile da fattori biologici eventualmente introdotti con il campione, né dalla temperatura o dal pH della soluzione. Nella camera di reazione così predisposta viene poi inserita una quantità piccolissima di campione. Se l’allergene è presente, l’anticorpo lo lega, formando un complesso facilmente individuabile dal lettore collegato allo strumento. Il sistema è dotato di un software che interpreta i dati e fornisce, in tempi molto rapidi, una risposta altamente affidabile.

Allergeni_latte«Questo sistema, di cui – per ora – è stato realizzato soltanto un prototipo piuttosto ingombrante, si è rivelato molto preciso nella rilevazione degli allergeni e, in particolare, delle beta-lattoglobuline del latte molto diffuse nel settore alimentare. I vantaggi sono evidenti – spiega Decastelli – grazie al fatto che sfrutta soltanto le proprietà fisiche dei reagenti, non servono condizioni chimiche particolari. Bastano pochissime quantità di anticorpi e di campione, poiché la scala sulla quale lavora è dell’ordine del miliardesimo di litro, e questo assicura un risparmio enorme e un profilo di sostenibilità molto elevato». Inoltre, dato che le dimensioni nano amplificano la superficie di reazione, e dato che la specificità del legame tra anticorpi e antigeni è elevatissima, la precisione e l’accuratezza del test sono buone.

«Il sensore diagnostico che abbiamo messo a punto – conclude Decastelli – una volta trasformato in un kit delle giuste dimensioni e di facile impiego, potrebbe essere molto utile nelle mense scolastiche e aziendali e per l’analisi a livello industriale. Speriamo solo di avere altri finanziamenti nell’ambito di progetti di ricerca per lo sviluppo e l’ottimizzazione del sistema».

Fonte: Il Fatto Alimentare - Agnese Codignola