La farmacogenetica come risposta ai trattamenti terapeutici inefficaci

Gli studi della Società Italiana di Farmacologia, coordinati dal Prof. Genazzani dell'Università del Piemonte Orientale, si focalizzano sulla lettura del genoma per realizzare farmaci "a misura di paziente"

Nei trattamenti terapeutici capita spesso che un farmaco abbia effetto solo su alcuni pazienti mentre resta poco efficace o del tutto inefficace per altri. Questo è uno dei problemi più rilevanti nella pratica clinica a cui sta cercando di porre rimedio la farmacologia moderna, attraverso la farmacogenetica, ricercando dei trattamenti efficaci per i cosiddetti pazienti “non responder”.

In Italia la tematica è seguita da vicino dalla Società Italiana di Farmacologia, il cui Gruppo di Lavoro coordinato dal Professor Armando Genazzani, del Dipartimento di Scienze del Farmaco presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale, dal Professor Emilio Clementi e dal Professor Diego Fornasari, si occupa in modo specifico di diverse aree terapeutiche che vanno dalla terapia del dolore, alla neurologia, all’oncologia e alla terapia anti-virale.

Il team di ricerca è giunto alla conclusione che le diverse risposte ai trattamenti sono dovute a differenzedna presenti nel DNA dei pazienti, ma per ora non è ancora stato reso ufficiale. In un futuro l’esecuzione di test genetici potrebbe servire per somministrare ad ogni paziente una cura su misura senza dover ricorrere alla vecchia terapia “per tentativi ed errori”.

Inoltre è stato identificato anche il genoma delle cellule tumorali, estremamente instabile e soggetto a continue modifiche. Se si riusciranno ad individuare le mutazioni di un determinato tumore, potranno essere somministrati farmaci indirizzati selettivamente per quelle stesse mutazioni. Cure efficaci esistono attualmente per vari tumori, quali quello renale, polmonare e il melanoma.

Gli studi del Prof. Genazzani si focalizzano sull’emicrania, patologia diffusa nel 20% della popolazione. Le classi terapeutiche più utilizzate nella cura di questa malattia sono i triptani, ma oltre il 50% dei pazienti, soprattutto donne, non ottengono dal loro utilizzo il beneficio sperato. Per ora sono stati identificati dei polimorfismi che potrebbero costituire la causa del fallimento terapeutico, ma deve ancora essere definita geneticamente la popolazione non responder. Una volta che verranno identificati i tratti della popolazione non responder sarà possibile creare farmaci ad hoc anche per coloro i quali non rispondono alle terapie tradizionali.