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Da Bangkok i consigli per raffreddare il pianeta

I duemila esperti dell'Ipcc hanno reso nota l'ultima parte del loro IV Rapporto sul surriscaldamento globale

«Gli sforzi di attenuazione del riscaldamento globale nei prossimi 20-30 anni avranno un vasto impatto sulle possibilità di raggiungere livelli stabilmente più bassi nelle emissioni di gas serra». È quanto hanno dichiarato gli oltre duemila esperti del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) dell’Onu, riuniti a Bangkok dal 30 aprile al 4 maggio per consegnare ai governi della Terra la terza parte del loro IV Rapporto sul surriscaldamento globale. Per cinque giorni gli scienziati si sono confrontati su un “pacchetto” di consigli operativi, indirizzati a premier e ministri di tutto il mondo, sui modi più efficaci per stabilizzare i gas serra e arrestare la continua crescita delle emissioni che stanno arroventando il pianeta. Le due precedenti parti del IV Rapporto, presentate il 2 febbraio a Parigi e il 6 aprile a Bruxelles, avevano affrontato rispettivamente lo stato delle conoscenze scientifiche e le conseguenze dei cambiamenti climatici nelle varie aree del globo.

surriscaldamento terrestre A Bangkok gli esperti sono stati sostanzialmente concordi nel ritenere che è possibile fermare il riscaldamento globale e contenere l’aumento delle temperature medie tra i 2 e i 2,4°C, a patto che le emissioni di gas serra inizino a scendere prima del 2015. In ogni caso, «per rendere stabile il nostro clima, occorrerà tagliare del 50-80% le emissioni di CO2 entro il 2050». D’altronde, contenere entro i 2°C il riscaldamento globale costerebbe appena lo 0,12% del Pil mondiale, mentre non intervenire potrebbe costare fino a 20 volte di più e le sofferenze umane sarebbero ben più gravi di quanto indicato dalle stime strettamente economiche. Una conclusione molto simile a quella del Rapporto della Banca Mondiale del 2006 e alle previsioni formulate da Nicholas Stern per conto del governo britannico nel 2005.

Gli esperti restano comunque divisi su altre questioni cruciali. A partire dall’identificazione delle opzioni tecnologiche che hanno realmente il pregio di ridurre le emissioni di gas serra e, allo stesso tempo, non danneggiano in altro modo l’ambiente. L’opzione nucleare, ad esempio, appare eccellente per produrre energia elettrica senza emettere anidride carbonica, ma presenta altri gravi aspetti di insostenibilità: come gestire, soprattutto nei Paesi meno organizzati, scorie che conservano la loro carica di radioattività per migliaia di anni? Analogamente, sequestrare l’anidride carbonica sotto terra potrebbe trasformare in impianti accettabili molte centrali a carbone che oggi intossicano l’atmosfera, ma c’è chi bolla questa soluzione come «un modo per mettere la spazzatura sotto il tappeto». Insomma, se è vero che la battaglia per la sopravvivenza del pianeta è iniziata, è altrettanto evidente che manca ancora un piano tattico certo e condiviso.

Per ulteriori approfondimenti: IPCC Pannello Intergovernativo sul Cambiamento Climatico