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Cambiamenti climatici: tutte le ricerche del Cnr in un volume

In occasione della Conferenza nazionale sul clima, la pubblicazione di una raccolta che comprende 205 contributi degli istituti e dei ricercatori dell’Ente

terra piange La prima Conferenza nazionale sul clima promossa dal Ministero dell’Ambiente il 12-13 settembre scorsi si è conclusa tra mille polemiche: economiche, politiche, ambientali, sociologiche. Alla base degli screzi c’è stata la valutazione dei dati scientifici che, secondo alcuni, sarebbero stati tirati di qua o di là a seconda delle “necessità”. Può dunque essere utile segnalare che, in occasione della Conferenza, proprio per arginare i “balletti” di cifre, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ha presentato un volume che raccoglie in forma sintetica le ricerche più recenti e in corso svolte dall’Ente, spesso in collaborazione con Università, altri Enti di ricerca, Istituzioni pubbliche e imprese. La raccolta, curata dal Dipartimento Terra Ambiente (DTA), comprende 205 contributi realizzati da circa 500 ricercatori e tecnici afferenti a 24 Istituti, ed è articolata in sette capitoli che coprono tutte le tematiche climatologiche: modelli, impatto dei cambiamenti, ricostruzione dei climi del passato, metodi di osservazione e misura, processi fisici e chimici, valutazioni socio-economiche, rischi e mitigazione.

«Il volume», spiega il direttore del DTA del CNR, Giuseppe Cavarretta «fornisce una rassegna dei risultati ottenuti dal CNR, sia sulle problematiche generali tuttora aperte, sia sugli effetti locali dei cambiamenti climatici. Pubblicando questa raccolta anche su Web, sul sito del DTA, vogliamo rendere fruibili i risultati agli organismi istituzionali e al grande pubblico, che su questi problemi dimostra una sensibilità crescente». Una buona bussola per orientarsi tra le polemiche dell’ultima ora.

Negli ultimi decenni le ricerche sul clima hanno conosciuto una crescita esponenziale, come pure i finanziamenti ad esse dedicati, che attualmente superano i tre miliardi di dollari a livello mondiale. Sullo studio degli eventi climatici si concentrano le agenzie dell’ONU e organismi scientifici internazionali come il WMO (World Metereological Organization), l’UNEP (United Nations Environment Programme), l’ICSU (International Council for Science). Lo scopo di queste attività è approfondire le conoscenze al fine di realizzare previsioni più attendibili e ridurre rischi e danni derivanti dal cambiamento climatico: per i ricercatori si tratta di una della sfide più complesse e affascinanti, a cui non si è sottratto il CNR, che nel settore vanta una lunga tradizione, iniziata durante la presidenza di Guglielmo Marconi e rinnovata nel tempo con la creazione di numerosi Istituti, il varo di programmi finalizzati e strategici, la creazione del Dipartimento Terra e Ambiente (DTA), il maggiore dell’Ente (circa 20% delle risorse finanziarie e di personale).

I dati italiani.

Negli studi sul clima un capitolo importante è rappresentato dall’analisi della variabilità climatica su periodi di tempo brevi (interannuale e/o interdecadale), che può essere collegata all’azione di forzanti naturali quali il ciclo solare, l’oscillazione Nord-Atlantica (NAO), El Niño e l’oscillazione meridionale (ENSO). siccità In Italia, dove gli strumenti per la misura dei parametri meteorologici sono nati nel XVII secolo, le serie secolari di dati sono numerose. Il CNR ha valorizzato questo patrimonio creando, in collaborazione con altri Enti, un database con i valori di temperatura e precipitazioni di oltre 100 stazioni, che, distribuite sul territorio nazionale, coprono l’arco di tempo degli ultimi 200 anni circa. Le serie, per essere utilizzate, sono state sottoposte a un accurato esame che ne ha verificato continuità, affidabilità e omogeneità.

Dall’analisi delle temperature del passato è emerso che la variazione registrata nel nostro Paese è di 1°C in 100 anni (nel periodo 1865-2003) più alta del valore medio registrato su scala globale, che è 0,74°C/100 anni (dati IPCC dal 1906 al 2005). Molto significativo è l’aumento delle ondate di calore, che è in rilevante crescita: il numero dei giorni “caldi” registrati nei mesi estivi, da giugno a settembre, è passato dal 10% del decennio 1960-70 al 40% del decennio 1990-2000.

Per le precipitazioni la valutazione è più complessa. L’analisi della serie completa di oltre 150 anni indica una leggera variazione, statisticamente non significativa. Se, invece, si considera l’andamento degli ultimi 50–60 anni, l’ammontare delle piogge risulta fortemente ridotto: nell’Italia meridionale piove il 12–13% in meno, in quella settentrionale la diminuzione è compresa tra 8 e 9%. Importante è anche il risultato che riguarda l’andamento giornaliero delle precipitazioni: si registra, infatti, la riduzione degli eventi di precipitazione leggera o moderata (inferiore a 20 millimetri al giorno) e aumento rilevante delle piogge intense o torrenziali (maggiori di 70mm/g). Ciò comporta per l’Italia una doppia penalizzazione: diminuisce la risorsa acqua e aumentano gli eventi estremi che provocano alluvioni, esondazioni, frane, smottamenti ed altri dissesti idrogeologici.

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