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Le ostinazioni di un matematico

"Non ti posso spiegare, non capisco neanch’io, ma il fatto è che, deragliando, il treno dimostrava Goldbach. Che rapporto c’è tra Goldbach e un treno? Nella realtà, nessuno. Nel mio incubo, erano la stessa cosa. Terribilmente bizzarro, eh? Ma comunque non ho la dimostrazione, perché il deragliamento mi ha svegliato!"

Armand Duplessis, il protagonista de Le ostinazioni di un matematico di Didier Nordon, ha la vita segnata dal destino. Nasce infatti il 16 aprile 1964. E se non vi dice niente, forse non siete matematici. E forse scampate alle ossessioni numeriche come que1le di Armand. Per esempio: 16 aprile 1964 si scrive comunemente 16.04.64. Ancora niente? Osservate almeno che 16 moltiplicato 4 dà proprio 64. Se siete almeno riusciti in questo, d’accordo avete spirito di osservazione, ma non è ancora il caso di preoccuparsi.

Se però vi viene spontaneo osservare che 16 = 4 x 4 e che 64 = 16 x 4 = 4 x 4 x 4 e che dunque la data di nascita si può scrivere 4x4.4.4x4x4, o usando le potenze, 42.41.44 .. be’ allora consultate il matematico di famiglia. Può darsi che abbiate lo stesso tipo di bernoccolo.

Le ostinazioni di un matematico è un racconto agile e veloce, ironico e surreale, che trova il meccanismo narrativo in uno dei pregiudizi più radicati riguardo ai matematici: la loro assoluta dedizione alla causa. E data l’esperienza personale dell’autore, un matematico che insegna all’Università di Bordeaux e che ha firmato numerose altre opere divulgative, viene davvero voglia di credergli.

Certamente è il caso di Duplessis, che lambiccandosi il cervello sulla sua data di nascita , viene folgorato da una trasmissione televisiva sulla matematica e in particolare, indovinate un po’? Dalla congettura di Goldbach: ogni numero pari maggiore di 2 è la somma di due numeri primi (si veda anche Zio Petros e la congettura di Goldbach e Il teorema del pappagallo). In realtà, oltre che da Goldbach, il povero Duplessis rimane folgorato anche dalla madre, un’insegnante di matematica talmente – e inspiegabilmente - acida e sprezzante nel dare risposte al povero figlio sedicenne che “Armand si ripromise di vendicarsi: sarebbe stato lui a dimostrare Goldbach”. Ecco, questo è un tipico esempio di una certa debolezza narrativa del testo: in effetti l’unico motivo per cui la madre è acida è che l’autore desidera impartire ai lettori un chiarimento sull’enunciato della congettura di Goldbach. E lo fa cavandosi dal cappello un personaggio, la madre, che non ha alcun ruolo nella storia se non quello di dare la suddetta spiegazione.

Armand Duplessis è nelle intenzioni dell’autore un antieroe, ma non perché dell’eroe non abbia la stoffa: è ambizioso e ostinato, intuitivo e di grande cultura. Non è, insomma, un Don Chisciotte della matematica. È piuttosto un ingenuo che crede di poter affrontare un problema più grande di lui, in un contesto sociale, quello dei colleghi di matematica, che non gli perdona nessuna fissazione, nessun fallimento. Presto Duplessis diviene lo zimbello dei colleghi, protagonista di una vita solitaria, in cui la comunicazione con il resto del mondo è sempre più precaria e ambigua.

Fin dall’inizio virato verso il grottesco e il surreale, Le ostinazioni narra la vita sempre uguale e le tre morti sempre diverse del suo protagonista. Secondo l’autore, i matematici sono un po’ come i gatti: hanno sette – anzi infinite - vite, perché possono passare dal meno infinito al più infinito con un semplice tratto di penna. Per la verità questa spiegazione non è molto convincente e appare anche poco suggestiva: però all’autore piaceva poter giocare con il suo protagonista come Schultz gioca con Charlie Brown. Tante scenette (comics) non necessariamente coerenti l’una all’altra, che non formano una storia lineare, ma dalle quali risulta un mondo come se fosse raffigurato da un macchiaiolo.

I difetti dell’impianto narrativo che, nonostante gli spunti divertenti e originali, rimane piuttosto debole, i momenti esilaranti non sono rari. Come quando, per esempio, il povero Duplessis per partecipare a un concorso per una nomina a professore di categoria superiore enumera, fra i propri risultati di maggior rilievo, anche la “non-congettura di Bourbaki: quasi tutti i matematici,” spiega , “hanno proposto una congettura. Bourbaki fa eccezione. In questo articolo indago questa lacuna e stabilisco quale congettura egli avrebbe dovuto enunciare.”

In copertina


Didier Nordon
Sironi
2001
128
88-518-0047-2

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