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La natura dello spazio e del tempo

Spazia tra fisica e metafisica la raccolta delle lezioni dei due scienziati, che danno risposte molto diverse alle domande fondamentali sull'Universo.

Su temi fondamentali, come l’origine dell’universo, la natura del tempo e dello spazio, si sono dibattuti i filosofi di tutti i tempi e i luoghi. Sono state scritte numerose pagine dei libri sacri delle grandi religioni e racconti e fantasie di scrittori. Per quale motivo? Perché è un tema sempre attuale, a cui solo la fede riesce a fornire una risposta.

Le teorie della fisica del XX secolo hanno però aperto uno spiraglio: la possibilità che si possano interpretare, dal punto di vista scientifico, non solo la nascita e gli sviluppi dell’universo, ma anche l’andamento del tempo e la natura dello spazio. Questo il tema centrale del libro dei due scienziati Hawking e Penrose, “La natura dello spazio e del tempo”, testo che riporta le lezioni dei due autori tenutesi nel 1994 presso l’Isaac Newton Istitute for Mathematical Sciences dell’Università di Cambridge.

Dai discorsi riportati non emerge alcuna teoria definitiva, ma talvolta idee divergenti, perché non si è ancora giunti a una conclusione. I due scienziati vengono paragonati, nella premessa di Michael Atiyah, a Einstein e Bohr, che ebbero un famoso contrasto sessanta anni prima. Einstein era contrario alla tesi che la teoria quantistica fosse definitiva, perché la riteneva filosoficamente insufficiente. Bohr, invece, faceva parte della Scuola di Copenaghen, la maggior sostenitrice della teoria. Nella discussione fra i due autori, svoltasi nel 1994, Penrose “recita la parte di” Einstein: è scettico nei confronti della teoria quantistica, o meglio, della sua versione sviluppata, la teoria quantistica dei campi. Hawking, al contrario, ne è forte un sostenitore, e dunque corrisponde a Bohr.

L’obiettivo principale del confronto fra i due è combinare la teoria quantistica con la relatività generale. Creare la teoria della “gravità quantistica”. In queste lezioni emergono i principi su cui fondarla ed è proprio su questi che i due scienziati hanno idee “sottilmente diverse”, come accade per la “freccia del tempo”, le condizioni iniziali nel momento della nascita dell’universo e “il modo in cui i buchi neri inghiottono informazioni”.

Hawking nella sua prima lezione parla subito della gravità “in quanto plasma l’arena su cui agisce, diversamente da altri campi, che agiscono su uno sfondo spazio-temporale fisso”. Da qui il fatto che il tempo abbia un inizio e che esistano “regioni dell’universo inaccessibili all’osservatore”. Nella seconda e nella terza lezione analizza come questi principi mutino e si estendano durante il passaggio alla teoria quantistica.

Penrose, invece, nel primo discorso si dedica alla definizione precisa della struttura delle singolarità dello spazio-tempo. In quello successivo fa un inquadramento delle teorie fondamentali del XX secolo: spiega come ognuna, presa singolarmente, sia incompleta e propone di unirle. In seguito tratta della “perdita dell’informazione nei buchi neri”, dandone un’interpretazione diversa da Hawking.

Nell’ ultima lezione, infine, parla della “visone twistoriana dello spazio-tempo”.

Due sono dunque le direzioni emerse, due modi di pensare e di analizzare differenti. Nulla è ancora definito. Dalla fisica, si sfocia nella metafisica e nella filosofia. Una discussione che sfiora i limiti della trascendenza in certi tratti, nonostante il linguaggio altamente tecnico e specialistico. Un testo poco appassionante per chi non si intende di fisica: i contenuti, non sono esposti in modo discorsivo, ma nel linguaggio specifico della materia. Mancano definizioni e conclusioni esplicite. E’ un esempio di divulgazione interspecialistica, rivolta a specialisti della stessa disciplina o di materie affini.

In copertina


S.W. Hawking - R. Penrose
BUR Bibilioteca Univ. Rizzoli
2002
176

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