Tutti sanno che Einstein ha fatto qualcosa di sorprendente, ma pochi sanno che cosa abbia fatto esattamente.
Così attacca la relatività Bertrand Russell, nel suo ABC, e continua mettendo in luce come le nuove concezioni sono avviluppate nel tecnicismo dei termini matematici. Tutto vero, tutto giusto, tutto, in qualche senso, previsto.
Molto meno previsto invece è lo sforzo che Russell fa per parlarci di relatività saltando a piè pari (e con quanta agilità!) il tecnicismo matematico: qualche disegno e un numero limitatissimo di formule sono tutto quello che ne rimane.
Quello che rimane al lettore, invece, è il senso di una rivoluzione scientifica raccontata con le immagini e le metafore della vita di tutti i giorni, senza rinunciare mai al rigore del grande, grandissimo pensatore di scienza.
Il tono piano e pacato permette a Russell di porre, senza forzature, questioni che il lettore non sarebbe in grado di porsi da solo, facendole sembrare naturali e ovvie. Ed è proprio qui il segreto e la forza del libro: L'ABC della relatività fa provare il sapore di quella che i matematici chiamano banalità. Un risultato banale non è, di per sé, semplice, scontato, poco significativo, ma piuttosto è ovvia e naturale conseguenza del ragionamento che si sta portando avanti.
Con questa lucidità, Bertrand Russell sviscera la teoria einsteniana della relatività, e lo fa nel 1925, vale a dire un attimo dopo che Einstein l'ebbe concepita.