I primi due capitoli ripercorrono la storia dei musei industriali dalle loro origini con il South Kensigton Museum all'industrializzazione italiana passando per la riforma Gentile dell'insegnamento artistico e la separazione e l'allontanamento dell'industria dalla cultura "alta".
Nel seconda parte del libro invece si analizza la storia di quelli che sono i reali musei aziendali ovvero della loro storia una volta che le produzioni industriali, il design non ha più trovato posto nei musei istituzionali.
Di questo ambito l'autrice ne affronta vari aspetti che vanno dalle tipologie classificatorie alla funzione del museo aziendale come strumento importante nella politica di comunicazione delle attività dell'azienda stessa.
Questa analisi è supportata da una ricerca svolta nel 2001 che ha censito i musei aziendali presenti in Italia per valutarne la struttura, la fruibilità per il pubblico e la tipologia di servizi offerti.
A questo punto, finita la parte di ricerca storica che presenta un panorama veramente interessante, inizia la parte divertente. Una serie di schede permettono di conoscere la realtà entrando negli argomenti più strani. Dal museo del cappello Borsalino (chiedete ai nonni l'importanza di quel simbolo) al museo della Stazione di Servizio con circa 8000 tra distributori di carburante, latte dell'olio, attrezzi vari. Dal museo della liquirizia Amarelli al museo nazionale delle paste alimentari.
Certo in mezzo si trovano anche musei seri come la collezione di strumenti elettrici dell'istituto nazionale Galileo Ferraris o il museo storico delle poste e delle telecomunicazioni ma quando si incappa nel museo dell'ombrello e del parasole è difficile resistere alla tentazione di infilarsi il libro in tasca e partire per un viaggio nella nostra memoria aziendale.