Recensioni

I frattali di Pollock

«Quando dipingo no ho l'esatta percezione di ciò che sta avvenendo, solo dopo mi rendo conto di ciò che ho fatto...»

Pollock al lavoro È così che Jackson Pollock (1912-1956), che verrà considerato il padre della pittura d'azione (action painting), descrive i suoi momenti creativi. Infatti il suo intento è di utilizzare la pittura come mezzo non per descrivere i suoi sentimenti, ma per esprimerli. La sua è una pittura immediata, libera, nella quale tutto il corpo dell'artista viene coivolto. Per far ciò utilizza una tecnica particolare: il dripping. Fa sgocciolare

il colore dal pennello o direttamente dal barattolo su una grande superficie di tela cartone posta a terra. Non rimane immobile, ruota attorno al supporto, cambiando continuamente punto di vista, con gesti rituali e coreografici, riminiscenze dei riti magico-propiziatori praticati dagli indiani d'America. Ne segue un'opera senza una direzione precisa, casuale e caotica.

Pollock- %22Untitled 1946 Si è sempre pensato che i quadri di Pollock fossero privi di qualsiasi organizzazione razionale, finchè Richard P. Taylor, ora docente di fisica all'Università dell'Oregon, ha scoperto che in realtà nelle sue opere sono presenti schemi matematici. Questa scoperta avvenne quasi per caso.

Taylor, oltre alla sua attività da fisico, dipinge opere astratte e, nel 1994, decise di chiedere un periodo di aspettativa per dedicarsi a tempo pieno alla pittura. Si trasferì in Inghilterra e si iscrisse alla Manchester School of Art. A febbraio venne affidato a tutti gli studenti un compito particolare: andare nel nord del paese, nella brughiera dello Yorkshire, e dipingere ciò che avrebbero visto. Data di consegna dei lavori: la settimana successiva. Purtroppo si scatenò una bufera che rese il compito impossibile. Gli studenti quindi si ingegnarono per riuscire lo stesso a realizzare ciò che era stato loro richiesto. Costruirono una grande struttura con tre rami abbattuti dalla tormenta. L'obiettivo era di lasciare che fosse la natura a dipingere per loro. Una parte della struttura fungeva da vela e seguiva i movimenti del vento. Collegata a essa c'era una struttua che sosteneva i barattoli dei colori che, sgocciolando, tracciavano sulla tela posta a terra disegni che seguivano la direzione del vento. Poiché la tormenta non si placava, lasciarono questa struttura all'esterno per tutta la notte. Al mattino, quando ormai il vento era cessato, scoprirono che l'immagine impressa sulla tela somigliava tantissimo a un Pollock. Taylor ebbe quindi l'intuizione della vera natura della tecnica dell'artista: quando dipingeva Pollock seguiva i ritmi della natura.

Fino agli Anni 60 si è sempre pensato che la natura operasse in modo disordinato e casuale, finché gli scienziati scoprirono che i fenomeni metereologici nascondono una forma di ordine che venne chiamato caotico. Nacque così la teoria del caos. Negli Anni 70 venne elaborata una nuova teoria geometrica per riuscire a descrivere la natura, diversa dalla geometria euclidea: la geometria frattale. Infatti «le nubi non sono sfere, le montaghe non sono coni, le linee costiere non sono cerchi, la corteccia degli alberi non è levigata, e il fulmine non viaggia in linea retta», afferma Benoit B. Mandelbrot, scopritore dei frattali.

Pollock - %22Silver over black Per cercare di scoprire se queste teorie potessero essere ritrovate nella tecnica di Pollock, Taylor decise di analizzare con attenzione, con l'ausilio del computer, i dipinti di Pollock insieme a due suoi colleghi, Adam Micolich e David Jonas. Cominciarono con una scansione al computer del dipinto, quindi separarono gli strati realizzati con colori diversi. L'immagine ottenuta è stata ricoperta da un reticolo (realizzato al computer) formato da celle quadrate tutte uguali. Analizzarono poi quali celle fossero occupate dal colore e quali no. Rifecero questo tipo di valutazione utilizzando reticoli con maglie sempre più fitte: scoprirono che nei dipinti di Pollock erano presenti schemi frattali. Con l'analisi al computer si è poi riusciti a comprendere meglio la tecnica di Pollock. È emerso che cominciava dipingendo piccole zone sulla tela; procedeva tracciando traiettorie che univano queste zone, fino a sommergerle: questo primo strato di colore costituiva lo strato di riferimento. Con intervalli che potevano variare dai due giorni ai sei mesi, depositava altri strati di colore sopra quello di riferimento, raffinando via via la complessità. Lo studio cronologico dei dipinti ha rivelato che la complessità degli schemi frattali aumentava man mano che Pollock raffinava la tecnica: l'analisi dei frattali al computer può quindi essere anche applicata per datare con precisione i suoi dipinti. Per concludere si può affermare che Jackson Pollock dipingeva frattali 25 anni prima della loro scoperta nei fenomeni naturali.

In copertina


Barbara Magno




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