Opera del drammaturgo inglese Michael Frayn, scritta nel 1998 e rappresentata per la prima volta in Italia nel 1999 al Teatro San Giorgio di Udine con la regia di Mauro Avogadro.
Copenaghen 1941. Il famoso fisico Werner Heisenberg, a capo del progetto nucleare tedesco, si reca a Copenaghen, da tempo sotto occupazione nazista, per far visita al suo vecchio maestro Niels Bohr e a sua moglie Margrethe.
Il libro si incentra sull’incontro realmente avvenuto tra i due premi Nobel, e in particolare sul contenuto misterioso della loro conversazione. Perché Heisenberg andò a Copenaghen?
Ed è proprio su questo domanda che Frayn costruisce la struttura del testo. Da un incontro postumo dei personaggi avremo diverse versioni, che non condurranno ad un solo epilogo, ma ad una serie di finali tutti equiprobabili, dove nessuno sarà quello definitivo.
L’intero impianto drammaturgico è strutturato sulla base del famoso principio di indeterminazione. Il riferimento a questo principio si riscontra ad esempio nella caratterizzazione degli stessi personaggi, i quali sono soggetti ad una sorta di “indeterminazione della memoria”: i loro resoconti sono così diversi, a volte in contrasto, da rendere impossibile la ricostruzione oggettiva dell’accaduto.