Il 22 aprile 1915, nei pressi di Ypres in Belgio, un esercito attaccò il nemico, per la prima volta nella storia, utilizzando come arma un gas tossico.
Centocinquanta tonnellate di gas cloro, rilasciate in dieci minuti da seimila cilindri, invasero le trincee dove erano asserragliate le truppe franco-algerine, determinando il momentaneo crollo del fronte e la susseguente avanzate delle truppe tedesche, dalle cui trincee era partito l'attacco con i gas.
A fianco dei militari, a dirigere l'operazione, c'era un famoso chimico tedesco: Fritz Haber. Sei anni prima Haber era riuscito dove gli altri chimici avevano fallito: aveva trovato il modo di produrre l'ammoniaca mediante la combinazione dei suoi elementi costituenti, azoto e idrogeno.
Nel 1918, tre anni dopo i fatti di Ypres, dopo essere stato dichiarato criminale di guerra dagli alleati al termine del conflitto mondiale, Haber si vide assegnare il premio Nobel per la chimica proprio grazie a quegli esperimenti.
L'ambiguità della vicenda riflette l'ambiguità del personaggio. La sua grandezza e la sua infamia trovano riscontro nell'importanza della sua scoperta, in grado di aprire la strada ai fertilizzanti azotati indispensabili per l'agricoltura, e nella determinazione spesso priva di scrupoli con cui progettò strumenti di morte per la sua Germania.
Fritz Haber era nato nel 1868 da una famiglia di origine ebrea, ma più che all'osservanza dei riti religiosi il giovane Fritz venne educato al rispetto degli ideali prussiani di lavoro, dovere e disciplina, che lo caratterizzeranno e lo accompagneranno fino alla morte.
Affascinato dalla chimica fin da piccolo, riuscì a entrare all'università tecnica di Karlsruhe, dove venne nominato professore di chimica fisica nel 1908. Qui si mise in luce per la maniacale dedizione al lavoro, la sfrenata ambizione e la determinazione con la quale perseguiva i suoi scopi, ma anche per le sue doti di conversatore affabile, nonostante una certa impulsività e irascibilità.
In quegli anni Haber si dedicò a importanti ricerche di elettrochimica e di termodinamica. Grazie a queste nel 1909 riuscirà a sintetizzare l'ammoniaca partendo dall'azoto dell'aria.
Il risultato di Haber era fondamentale perché dà risposta all'enorme richiesta di fertilizzanti azotati necessari alla produzione agricola. Tali fertilizzanti fino ad allora provenivano in gran parte dalle miniere di salnitro in Cile, che secondo alcune stime si sarebbero esaurite entro il 1940; da qui la straordinaria importanza economico-sociale dell'esperimento di Haber, tanto che fu subito allestito un primo impianto industriale che nel 1913 era già in grado di produrre quattro tonnellate di ammoniaca al giorno, mille volte di più di quella prodotta da Haber nel suo laboratorio.
Ma un anno dopo, ossia alla scoppio della Prima Guerra Mondiale, la scoperta di Haber ebbe per la Germania ben altro significato, assai meno nobile ma più adatto alle esigenze belliche: la produzione di esplosivi. I nitrati infatti sono una componente essenziale per gli esplosivi e il blocco navale imposto dalla Gran Bretagna rischiava di tagliar fuori la Germania dalle miniere cilene, senza le quali sarebbe stato impossibile avviare la guerra e portarla avanti a oltranza.
Lo scenario bellico fu un teatro appropriato per la natura rigida, ferrea e determinata di Haber, molto apprezzata dalle alte gerarchie militari. L'opinione che il Comando Supremo aveva dello scienziato, secondo quanto riportato dal figlio Ludwig, lascia adito a pochi dubbi:
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Haber infatti non era soltanto uno scienziato: era uno scienziato tedesco totalmente votato alla gloria del Reich di Bismark e dell'imperatore. Una volta entrati in guerra, l'unico obbiettivo da perseguire era la vittoria finale. Un evento su tutti sottolinea questo atteggiamento molto più che patriottico. Quando Haber, dopo le giornate di Ypres, tornò dal fronte deluso per l'andamento delle operazioni, la prima moglie Clara, sposata nel 1901, si sparò un colpo in testa con la pistola del marito. Alcune testimonianze attribuiscono il suicidio di Clara all'orrore per le attività del coniuge, il quale, nonostante la tragedia, il giorno dopo era già di partenza alla volta del fronte orientale.
Neanche la resa della Germania frenò l'ambizione e la mania di grandezza dello scienziato, che rimase consulente del governo per la produzione di armi chimiche fino al 1933, tanto che dal 1920 al 1926 si mise a studiare un sistema per estrarre oro dall'acqua del mare, per salvare la patria oppressa dagli esorbitanti debiti di guerra accumulati in seguito alla sconfitta. Naturalmente il piano fallì.
Agli inizi degli anni 1930 la situazione nella Germania nazista cominciò a farsi difficile e gli eventi precipitarono rapidamente allorquando un decreto del 1933 ordinò l'allontanamento di tutti i funzionari ebrei. Tra questi c'erano tutti gli scienziati che lavoravano presso la Kaiser Wilhelm Gesellschaft, l'istituto fondato nel 1910 dall'imperatore e diretto dallo stesso Haber, che tanto si era adoperato affinché esso divenisse un centro di ricerca di primissimo piano, ricco di menti illustri come Max Planck e Albert Einstein.
Haber profuse molte energie per trovare lavoro all'estero a tutti i suoi collaboratori ebrei; ciò nonostante, non esitò ad appoggiare un decreto disciplinare contro lo stesso Einstein, reo di aver lasciato la patria che avrebbe dovuto invece difendere.
Alla fine di quei tristi avvenimenti Haber fuggì prima in Inghilterra e poi a Basilea, dove nel gennaio del 1934 morì d'infarto a 65 anni.
Un macabro episodio è degno epitaffio della vita di Fritz Haber. Nel 1919, non potendosi dedicare alla ricerca di armi chimiche contro gli esseri umani, studiò nuovi composti contro i parassiti da usare in agricoltura, fondando per l'occasione una nuova azienda. Questa dopo poco mise a punto un preparato a base di acido prussico: lo Zyklon B.
Nel 1943 il direttore di quell'azienda ricevette dalle SS l'ordine segreto di consegnare grandi quantità di Zyklon B ad Auschwitz.
Alcuni parenti di Haber perirono nelle camere a gas di quel lager.