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Notizia del 18/08/2003

Un vaccino contro l’Alzheimer

L'Alzheimer è una patologia devastante che distrugge le aree cerebrali. Nell'Alzheimer, i neuroni vengono distrutti a causa della formazione di depositi neurotossici di un peptide chiamato beta-amiloide.

Hock e Mc Laurin hanno separatamente fornito nuove speranze per il trattamento di questa patologia mediante la ricerca di una vaccinazione capace di impedire i depositi di beta-amiliode nel cervello.

Il bersaglio della vaccinazione sarebbero infatti proprio le placche beta-amiloidi che sono invariabilmente sempre presenti nei pazienti malati di Alzheimer.

I depositi di beta-amiloide sono dovuti, nel cervello, all'attività di due diverse molecole dette secretasi. La beta-secretasi genera un primo taglio all'N-terminale della molecola del beta-amiloide, mentre la gamma-secretasi genera un secondo taglio che porta al rilascio del peptide beta-amiloide che forma così i primi aggregati neurotossici nel cervello.

Questi aggregati sembrano in grado, non appena formati, di alterare la funzione neuronale, ben prima quindi della formazione delle placche beta-amiloidi vere e proprie.

Per questo, Hock e Mc Laurin, hanno considerato la beta e la gamma secretasi come due possibili bersagli per la costituzione di vaccini anti-Alzheimer.

Il tentativo di produrre farmaci e molecole capaci di bloccare l'attività delle secretasi ha avuto particolarmente successo nei confronti della gamma-secretasi, per la quale sono stati scoperti inibitori capaci di bloccarne l'attività nei modelli animali.

Purtroppo però tutti questi inibitori si sono rivelati anche responsabili di parecchi effetti collaterali in quanto sono capaci di bloccare anche altre importanti vie di segnale del nostro organismo.

Il successivo tentativo di inibire le beta-secretasi si è però purtroppo rivelato molto complesso, infatti le beta-secretasi presentano una struttura proteica decisamente particolare che rende molto difficile lo sviluppo di inibitori selettivi che riescano ad avere accesso alla molecola.

Si è quindi cercato di trovare strade alternative come ad esempio lo sviluppo di un vaccino contro gli stessi depositi di beta-amiloide.

L'approccio per ora in studio è abbastanza semplice e consiste nell'iniezione di depositi di beta-amiloide nel sangue in modo da consentire al sistema immunitario dell'organismo di produrre anticorpi specifici. Infatti, l'organismo non è normalmente in grado di produrre anticorpi contro i depositi beta-amiloidi che si formano esclusivamente nel cervello dove le cellule del sistema immunitario non arrivano, perché bloccate dalla barriera emato-encefalica.

Nei modelli animali, gli anticorpi generati in seguito all'iniezione nel sangue di beta-amilode, si sono rivelati capaci di attraversare la barriera emato-encefalica e di raggiungere il cervello dove hanno attaccato le placche amiloidi distruggendole.

Visti i successi ottenuti sugli animali da laboratorio, dove questo tipo di vaccino si è rivelato anche capace di ritardare il deficit di memoria che caratterizza i malati, sono da poco iniziati i primi trial clinici sull'uomo.

I risultati per ora a disposizione confermano che l'iniezione di beta-amiloide è ben tollerata dal paziente, anche se alcuni dei pazienti trattati hanno mostrato dopo la vaccinazione segni di quella che viene chiamata sindrome da post-vaccinazione che porta a meningoencefalite asettica e infiammazione nel cervello.

Hock ha fornito i primi risultati circa l'attività del vaccino sui pazienti, che si sono rivelati in grado di produrre subito dopo l'iniezione un alto titolo di anticorpi contro i depositi beta-amiloidi. Gli anticorpi sono apparsi estremamente selettivi verso i depositi di beta-amiloide mentre attaccano solo debolmente il beta-amiloide monometrico.

E' ancora troppo presto però per derivare conclusioni da questo tipo di indagini che sembra comunque molto promettente per lo sviluppo di un vaccino contro l'Alzheimer.

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