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Notizia del 10/06/2008

Un “doping” per gli acceleratori di particelle

Hanno dato risultati positivi i primi test realizzati a Frascati della nuova tecnica messa a punto da un ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Pantaleo Raimondi. I test, seguiti con grande attenzione dai principali laboratori di fisica del mondo, potrebbero portare alla nascita di nuovi acceleratori di particelle, le macchine che la scienza utilizza per esplorare le strutture fondamentali dell’Universo.

Grazie alla tecnica messa a punto da Raimondi, infatti, dovrebbe essere possibile aumentare dieci volte l’efficienza degli acceleratori diminuendo notevolmente l’energia necessaria. Insomma, si apre la possibilità di “dopare” le macchine esistenti e di crearne delle nuove molto più potenti e capaci di rispondere ai grandi misteri della natura di tutte le cose, misteri a cui gli scienziati non riescono ancora a dare risposta.

Negli acceleratori dove si scontrano fasci di particelle – come ad esempio LHC, la gigantesca macchina che verrà inaugurata in ottobre al laboratorio europeo del CERN di Ginevra – le tecnologie hanno già raggiunto il massimo di particelle che si possono inserire in ogni fascio. E si possono così avere solo una certa quantità di scontri (che permettono di studiare le strutture profonde dell’Universo) in un certo tempo su un certa superficie.

Pantaleo Raimondi ha però sviluppato una tecnica già nota, l’incrocio a X dei fasci, l’ha modificata, e l’ha adattata agli acceleratori dove le particelle collidono. Per fare questo ha modificato la macchina DAFNE (scritto con la phi greca) dei Laboratori di Frascati – dove dirige la Divisione Acceleratori – arrivando in soli due anni dall’idea alla realizzazione concreta: con la stessa energia di prima la macchina DAFNE può vedere ora molti più scontri, cioè più eventi. Ha aumentato, come dicono i fisici, la propria “luminosità”.

“Abbiamo dovuto modificare il 50 per cento dell’acceleratore – spiega Pantaleo Raimondi - I vantaggi del nuovo sistema li abbiamo visti immediatamente: la luminosità è subito cresciuta di un fattore 1,5 ed è solo l’inizio. Certo, ora la nuova configurazione di DAFNE è quella di una utilitaria che corre come una Ferrari. In questo momento DAFNE è la terza macchina al mondo come luminosità assoluta, con, però, una energia molto inferiore alle altre e quindi con un rapporto altissimo tra luminosità ed energia”.

“A livello mondiale c’è molta attenzione e attesa per i risultati che stiamo avendo a Frascati – spiega il presidente dell’INFN, professor Roberto Petronzio – I primi test ci dicono che siamo sulla strada giusta. Ora stiamo pensando di realizzare anche una macchina per studiare la presenza virtuale delle particelle pesanti che potrebbe produrre LHC nelle basse energie. E’ un compito scientifico fondamentale, una ricerca complementare a quella che farà l’acceleratore LHC a Ginevra. Vogliamo costruire una “b factory”, una machina che produca enormi quantità di quark b e ora possiamo farne una che avrà una luminosità 100 volte maggiore delle uniche due esistenti al mondo, quella di SLAC, in California (che ha appena esaurito la sua ricerca) ed quella di Kek in Giappone”.

Per Roberto Petronzio, inoltre, utilizzando “la b factory può essere l’innesco per l’evoluzione del nuovo laser a elettroni liberi che si vuole costruire tra Frascati e Tor Vergata, a sud di Roma, e che potrebbe diventare il laser più potente del mondo assieme a quello di Desy, in Germania. Si tratterebbe di un supermicroscopio in grado di dare un contributo fondamentale nelle ricerche in biologia molecolare, genetica e in medicina”.

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