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Notizia del 24/10/2003

Trattare la febbre con nuovi metodi

Sembra proprio quel tipo di problema medico che non ha bisogno di niente. Si ha la febbre, la si sopporta, poi se è troppo alta si prende un'aspirina, un paracetamolo o qualche altro farmaco che non ha bisogno di ricetta. Cosa c'è da migliorare?

Secondo i ricercatori dell'Università di Linkoping, in Svezia, si può fare di meglio. In un articolo pubblicato su Nature, viene descritto un nuovo sistema di interferire con i meccanismi della febbre, abbassandola.

Sostanzialmente la febbre nasce perché, in caso di infiammazione o infezione, le cellule delle pareti dei vasi sanguigni rilasciano nel sangue una sostanza, la prostaglandina E2 (PGE2), che agisce poi sul cervello determinando un aumento di temperatura.

I farmaci attualmente usati inibiscono la funzione della ciclossigenasi, un enzima cruciale per la creazione di tutte le prostaglandine. Quindi non fermano quella specifica, ma intervengono su tutte le molecole della categoria. Questo le porta ad avere alcuni effetti collaterali.

Ciò che i ricercatori svedesi hanno trovato è un altro enzima, chiamato mPGES-1, coinvolto specificamente nella produzione di PGE2. La sua funzione è stata sperimentata su topi di laboratorio nei quali mancava proprio quell'enzima. Questi topi, anche sotto lo stimolo infettivo, avevano una temperatura corporea sempre normale.

A questo punto basterebbe trovare un farmaco capace di bloccare l'azione del mPGES-1 per creare una nuova categoria di antifebbrili.

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