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Notizia del 19/06/2003

Terapie mediche con organismi geneticamente modificati: nuove sicurezze

Usare batteri geneticamente modificati potrebbe rivelarsi un'arma decisiva nella lotta ad alcune patologie. Ma le preoccupazioni sono le solite: e se il microrganismo alterato si diffondesse in giro per l'ambiente? Potrebbe causare qualcosa di imprevisto?

Una delle terapie più promettenti con questo tipo di organismi è quella contro la cosiddetta Inflammatory bowel disease (Colite ulcerosa e Morbo di Chron). Il Lactococccus lactis, un batterio assolutamente innocuo (fa parte dei fermenti lattici) viene alterato e nel suo codice genetico viene inserita l'istruzione per la fabbricazione dell'Interleuchina-10 (Il-10), una molecola considerata molto efficace contro quella malattia. A questo punto si bevono i batteri, più o meno come si mangia uno yogurt. I microrganismi si piazzano nell'intestino del paziente e cominciano a produrre Interleuchina-10.

Tutto a posto, se non fosse per il dubbio che il paziente possa disseminare batteri nell'ambiente. Poiché le sperimentazioni con organismi geneticamente modificati devono evitare proprio questa possibilità, all'University College di Cork, in Irlanda, hanno tentato una strategia particolare: l'informazione genetica che farà produrre Il-10 ai batteri viene inserita in una parte precisa del loro DNA, esattamente al posto di un'altra informazione: quella per la produzione di una sostanza essenziale per la loro sopravvivenza.

Questa sostanza è normalmente presente nell'intestino umano, quindi i batteri possono vivere lì senza problemi, ma se uscissero all'esterno, non potendola produrre, morirebbero immediatamente.

Pubblicata sulla rivista Nature Biotechnology, la ricerca ha convinto il governo olandese ad approvare in via sperimentale proprio questo trattamento.

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