Scoperta a Torino una proteina che protegge dall'insufficienza cardiaca
La prestigiosa rivista scientifica Nature Medicine di questa settimana riporta un successo tutto italiano nella lotta contro le malattie cardiovascolari: la scoperta di melusina, una proteina fondamentale per prevenire la cascata di eventi che conducono allo sviluppo dello scompenso cardiaco e all’infarto, una delle principali cause di morte nel mondo occidentale.
La ricerca è stata condotta dal gruppo di ricerca guidato dal Prof. Guido Tarone del Dipartimento di Genetica Biologia e Biochimica dell’Università di Torino, in collaborazione con il gruppo di ricerca del Prof. Giuseppe Lembo del Dipartimento di AngioCardioNeurologia dell'Istituto «Neuromed», polo del Molise dell' Università La Sapienza di Roma.
La Dott. Mara Brancaccio racconta che ha scoperto questa proteina alcuni anni fa ma solo dopo diversi anni di studio, lavorando su cellule e su animali geneticamente modificati è diventato chiaro il ruolo di melusina nel prevenire le malattie del cuore.
La scoperta è stata possibile grazie alla realizzazione di animali che non hanno melusina. Inizialmente questi non avevano alcun tipo di problema: stavano bene, vivevano a lungo e si riproducevano, esattamente come gli animali normali.
Essendo questa proteina presente esclusivamente nel cuore e nel muscolo scheletrico ci si aspettava una qualche anomalia in questi tessuti. Per questo motivo il gruppo di Torino ha iniziato a collaborare con il gruppo del Prof. Lembo che si occupa da anni di cardiologia umana e che si è specializzato nello studio del cuore nei topi.
Dopo alcune riunioni ed incontri è nata l’idea: nell’uomo i problemi di cuore spesso si verificano nella terza età, in soggetti ipertesi, perché non studiare gli animali privi di melusina in condizioni di ipertensione?
Attuando questi studi è arrivato il risultato stupefacente: i topi privi di melusina ipertesi non sviluppavano, al contrario dei topi normali, ipertrofia ma dilatavano precocemente evolvendo verso l’insufficienza cardiaca. Era chiaro a quel punto che melusina era fondamentala per proteggere il cuore dal danno da ipertensione.
Il Prof. Guido Tarone spiega che melusina nel cuore funziona come una specie di sensore dello stress meccanico: il cuore è un organo sottoposto a questo tipo di sollecitazione per tutta la durata della vita, per almeno 70 volte al minuto. Alla lunga questo tipo di sollecitazione può indurre una dilatazione del cuore stesso, che è quello che accade alle persone che soffrono di insufficienza cardiaca.
Melusina previene questa alterazione regolando la funzione del cuore in modo che questo si presenti sempre attivo e funzionale durante ogni contrazione.
La Dott. Brancaccio aggiunge che questa scoperta ha una fondamentale importanza per la medicina, in quanto potrebbe portare allo sviluppo di farmaci che mimano la funzione di melusina e che potrebbero prevenire quindi alcune malattie cardiache.
Il passaggio all’utilizzo nella terapia umana, precisa la Dott. Brancaccio, richiederà ancora molti anni di sperimentazione, durante i quali bisognerà innanzitutto comprendere il significato di questa melusina nella fisiologia umana, e parallelamente, comprendere a fondo i meccanismi di azione a livello cellulare di questa proteina.