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Notizia del 05/02/2008

Ricercatori dell'Istituto Nazionale di Geofisica scoprono il meccanismo che regola le glaciazioni

Qual'è il meccanismo responsabile del rapido scioglimento delle calotte polari alla fine delle epoche glaciali?

C’è finalmente una risposta scientifica ad un rebus che ha fatto discutere animatamente gli studiosi del clima nell’ultimo secolo. La teoria astronomica formulata agli inizi del '900 dal matematico serbo Milankovitch, basata sulla correlazione delle variazioni dei moti della Terra con l’alternarsi delle glaciazioni e dei periodi temperati, non fornisce infatti spiegazioni convincenti sulle motivazioni e sulla tempistica dello scioglimento delle calotte polari alla fine delle epoche glaciali (l’ultima delle quali è avvenuta circa 14.000 anni fa).

La soluzione esauriente a questa domanda è racchiusa in un articolo dal titolo: “The history of glacial terminations from the Tiber River(Rome): insights to glacial forcing mechanisms” (La storia delle terminazioni glaciali rilevata dal Tevere: un’intuizione sul meccanismo delle glaciazioni), a firma di Fabrizio Marra, Fabio Florindo e Enzo Boschi, scienziati dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - INGV, appena accettato dalla prestigiosa rivista internazionale Paleoceanography.

“Il nostro studio, - dice Fabrizio Marra, primo autore dell’articolo -, ribadisce il concetto di Milankovitch, che è comunque la quantità di insolazione che colpisce l’emisfero nord nei mesi estivi a regolare il meccanismo delle glaciazioni, ma in più il nostro modello mette in evidenza l’esistenza di una ‘soglia’ di insolazione estremamente piccola che discrimina tra il permanere della glaciazione e uno scioglimento drammatico delle calotte polari, che regrediscono rapidamente fino allo stabilirsi di condizioni simili a quelle dell’attuali. Il modello chiarisce come non sia tanto il verificarsi di particolari massimi di insolazione (cioè periodi molto caldi), bensì l’occorrenza di minimi ‘moderati’ (cioè meno freddi della media) a innescare questo veloce scioglimento delle calotte polari”.

L’articolo di Marra, Florindo, Boschi, elabora un modello originale di correlazione tra i tempi di deposizione della successione sedimentaria del Tevere e il verificarsi dell’ultima terminazione glaciale e applica tale modello alle successioni sedimentarie del Tevere più antiche, fornendo un set di dati relativo a una serie di terminazioni glaciali avvenute tra 800.000 e 350.000 anni fa.

“Confrontando queste età con la curva che descrive l’andamento dell’insolazione nei mesi estivi per l’emisfero settentrionale nell’ultimo milione di anni -continua Marra- abbiamo scoperto una perfetta coincidenza tra le età fornite dai sedimenti del Tevere e il verificarsi di minimi di insolazione meno intensi rispetto a quelli che li avevano preceduti e che avevano determinato la formazione di estese calotte polari”.

Viene allora naturale chiedersi se sia possibile che il sistema atmosfera-oceani possa essere così sensibile a minime variazioni di temperatura globale, domanda alla quale Enzo Boschi, presidente dell’INGV e coautore della ricerca, risponde affermando: “si, pur nella sua complessità, il sistema atmosfera-oceani, è estremamente sensibile a minime variazioni di temperatura globale. C’è da evidenziare però che l’aver riaffermato il ruolo così determinante dell’insolazione sulla regolazione dei cambiamenti climatici a scala globale, in qualche modo fa riflettere sull’effettivo ruolo dell’anidride carbonica come fattore predominante sull’andamento della temperatura. La scoperta che questo meccanismo naturale potrebbe avere un ruolo prevalente nell’attuale cambiamento climatico non attenua le preoccupazioni sulla possibilità che nei prossimi decenni ci si avvii verso un pianeta sempre più surriscaldato”.