Musica del mondo? No: musica fuori dal mondo
C'è musica nello spazio, a saperla ben ascoltare. Questa è l'idea di Don Gurnett, scienziato dell'Università dell'Iowa, che ha lanciato l'idea della prima vera opera musicale spaziale della storia.
E' cominciato come un passatempo: Gurnett ha raccolto i "suoni" ascoltati dalle varie sonde spaziali americane che hanno attraversato il Sistema Solare, dalle Voyager alla Galileo fino alla più recente Cassini. I suoni sono in realtà onde di vibrazione che attraversano il gas ionizzato (plasma). Tutte le sonde erano equipaggiate con rivelatori di plasma, capaci quindi anche di registrare le vere e proprie onde soniche che viaggiavano in questo gas. I segnali registrati dagli strumenti, convertiti e fatti uscire da un altoparlante (un po' come fa una comune radiolina con le onde elettromagnetiche), sono diventati fischi, sibili e scariche. Diversi tra loro a seconda di dove erano stati registrati (ad esempio nelle vicinanze di pianeti dotati di campo magnetico il plasma è molto più denso).
E poi, grazie all'intervento del compositore Terry Riley e del quartetto Kronos, è nata "Anelli del Sole", un'opera musicale in dieci movimenti che è stata eseguita per la prima volta in pubblico proprio nell'Università dell'Iowa. Ai suoni dello spazio profondo sono stati aggiunti quelli degli strumenti musicali umani, fino a tirare fuori il vero concerto. C'è anche un coro di voci umane "per enfatizzare - spiega Riley - che quelle sonde sono il lavoro dell'umanità che esce dalla Terra per raggiungere la conoscenza del cosmo". Del resto già il film "2001 Odissea nello spazio" ci aveva ben spiegato l'importanza di cori umani nelle profondità dello spazio
Prossime tappe per l'esecuzione di "Anelli del Sole" dovrebbero essere Houston, San Francisco e Londra. Da non dimenticare l'aspetto visivo del concerto, curato nientemeno che da Willie Williams, che ha progettato gli aspetti multimediali dei concerti dei Rolling Stones.