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Notizia del 06/03/2012

Le cellule B in prima linea contro i virus

Un nuovo studio di Matteo Iannacone, dell' Istituto Scientifico Universitario San Raffaele di Milano ,e di Ulrichvon Andrian,dell'Harvard Medical School, finanziato dal National Institute of Healthe dalla Fondazione Armenise-Harvard, ha portato a una sorprendente scoperta sul modo in cui il sistema immunitario combatte alcuni tipi di infezioni virali. La ricerca sovverte una radicata teoria sull’immunità antivirale e potrebbe portare all’identificazione di nuove possibilità di difesa contro virus potenzialmente letali, come il virus della rabbia.

Il sistema immunitario ha due modi per difendersi, l’immunità innata e l’immunità adattiva o acquisita. L’immunità innata è la prima linea di difesa e si basa su meccanismi che provvedono un’immunità non specifica. L’immunità adattiva, più sofisticata, include nel suo arsenale le cellule B che producono anticorpi.

Alcuni esperimenti avevano, invece, evidenziato che i topi infettati con il virus della stomatite vescicolare (VSV) possono subire un’aggressione fatale al sistema nervoso centrale nonostante un’alta concentrazione di anticorpi contro VSV.   Del tutto  inaspettatamente, sebbene le cellule B fossero essenziali, la sopravvivenza a seguito di esposizione a VSV non richiedeva dunque anticorpi o altri aspetti dell’immunità adattiva tradizionale.

A seguito di questa osservazione, Iannaccone ha quindi stabilito che le cellule B producono una molecola necessaria al fine di mantenere le cellule immunitarie innate chiamate macrofagi.  Si parla di un’inaspettata funzione delle cellule B come custodi dei macrofagi nell’immunità antivirale.

Sarà importante ora analizzare il ruolo degli anticorpi e degli interferoni nell’immunità contro virus simili che attaccano il sistema nervoso centrale, come la rabbia, il virus del Nilo Occidentale e le encefaliti.

 

 

 

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Un nuovo studio di Matteo Iannacone, dell' Istituto Scientifico Universitario San Raffaele di Milano ,e di Ulrichvon Andrian,dell'Harvard Medical School, finanziato dal National Institute of Healthe dalla Fondazione Armenise-Harvard, ha portato a una sorprendente scoperta sul modo in cui il sistema immunitario combatte alcuni tipi di infezioni virali. La ricerca sovverte una radicata teoria sull’immunità antivirale e potrebbe portare all’identificazione di nuove possibilità di difesa contro virus potenzialmente letali, come il virus della rabbia.

Il sistema immunitario ha due modi per difendersi, l’immunità innata e l’immunità adattiva o acquisita. L’immunità innata è la prima linea di difesa e si basa su meccanismi che provvedono un’immunità non specifica. L’immunità adattiva, più sofisticata, include nel suo arsenale le cellule B che producono anticorpi.

Alcuni esperimenti avevano, invece, evidenziato che i topi infettati con il virus della stomatite vescicolare (VSV) possono subire un’aggressione fatale al sistema nervoso centrale nonostante un’alta concentrazione di anticorpi contro VSV.   Del tutto  inaspettatamente, sebbene le cellule B fossero essenziali, la sopravvivenza a seguito di esposizione a VSV non richiedeva dunque anticorpi o altri aspetti dell’immunità adattiva tradizionale.

A seguito di questa osservazione, Iannaccone ha quindi stabilito che le cellule B producono una molecola necessaria al fine di mantenere le cellule immunitarie innate chiamate macrofagi.  Si parla di un’inaspettata funzione delle cellule B come custodi dei macrofagi nell’immunità antivirale.

Sarà importante ora analizzare il ruolo degli anticorpi e degli interferoni nell’immunità contro virus simili che attaccano il sistema nervoso centrale, come la rabbia, il virus del Nilo Occidentale e le encefaliti.

 

 

 

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