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Notizia del 13/02/2002

Le biotecnologie agrarie sono compatibili con lo sviluppo?

Conferenza del prof. Prakash a Torino

Martedì 12 Febbraio, presso il centro Culturale Pier Giorgio Trassati, si è tenuta la conferenza del Prof. Prakash sulle biotecnologie in campo agroalimentare dal titolo "Le biotecnologie agrarie sono compatibili con lo sviluppo?".

Il Prof. Prakash è uno scienziato di origine indiana, e attualmente direttore del Centro di Ricerca per le Biotecnologie vegetali dell'Università di Tuskegee in Alabama (Stati Uniti).

Il primo problema che ha evidenziato è stato quello della fame nel mondo, a cui sono soggetti milioni di persone.

Per risolverlo è stato quindi proposto di utilizzare colture che possano permettere di ottenere dei raccolti sufficienti a sfamare le popolazioni in aree agricole svantaggiate.

Il prof. Prakash ritiene che gli organismi geneticamente modificati possano essere uno dei mezzi, anche se non l'unico, per risolvere il problema.

Ha poi sottolineato come l'uomo abbia da sempre modificato geneticamente le piante, incrociando varietà differenti per ottenerne alcune che avessero le caratteristiche desiderate.

Facendo questo, però, ha incrociato genomi diversi, coinvolgendo migliaia di geni.

Con l'utilizzo delle biotecnologie si potrebbe, aggiunge, migliorare una specie coinvolgendo solo uno o pochi geni, di cui si conosce la funzione, senza andare ad intaccarne altri; questo modo sarebbe quindi più preciso e prevedibile dei metodi tradizionali, permettendo di selezionare le piante per piccole variazioni.

Le potenzialità delle biotecnologie, precisa, sono elevatissime: si potrebbero produrre varietà che richiedano poche risorse per poter essere coltivate, in modo da permettere la loro crescita anche in aree dal clima inadeguato.

Come conseguenza, ha aggiunto, ci sarebbero anche acque, suolo e aria più puliti, poiché si userebbero meno pesticidi e diserbanti.

Il prof. Prakash ha evidenziato anche che si potrebbero produrre cibi mancanti di varie proteine, destinati a soggetti allergici o affetti da patologie quali il morbo celiaco.

Alla domanda "perché la gente diffida delle biotecnologie?", la risposta che propone è ovvia ma realistica: le persone vogliono essere rassicurate sulla sicurezza degli alimenti, e la non familiarità con la tecnica non aiuta, anzi spaventa facendo pensare a qualcosa di assolutamente ignoto e incontrollabile.

I problemi che si delineano, quindi, sono vari: dalla sicurezza degli alimenti, che comunque sono controllati prima di essere messi sul mercato, a questioni socio - economiche, al problema delle multinazionali ed infine, ma non perché poco importante, quello etico.

Alla domanda del pubblico riguardante la preoccupazione dell'utilizzo delle biotecnologie ai soli fini economici da parte delle multinazionali, il prof. Prakash risponde che questo problema esiste ed è sempre esistito.

La logica che muove le multinazionali, in qualsiasi campo, sia esso quello dei trasporti che quello farmaceutico, è quella del profitto, ed è giusto che queste vengano poste a rigorosi controlli per quello che concerne la salute pubblica.

Dal punto di vista legislativo è importante che il consumatore sia informato su quello che acquista in modo da poter scegliere il prodotto che preferisce.

Per concludere, il prof. Prakash ha ribadito che per poter affrontare le esigenze alimentari di tutto il mondo, il nostro modo di coltivare deve cambiare, si tratta solo di decidere in che modo.

E le biotecnologie potrebbero costituire una soluzione.

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