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Notizia del 31/01/2005

La strana lingua del villaggio beduino

C'è un villaggio in Israele, nel deserto del Negev, dove esiste uno strano linguaggio fatto di segni, quindi tipico dei sordi, ma che conoscono tutti, anche quelli con udito normale. Ed il suo studio sembra portare nuovi particolari alla conoscenza di come sono nate le lingue.

Il villaggio si chiama Al Sayyid, fondato duecento anni fa e che oggi conta circa 3.500 abitanti. 150 di loro sono affetti da una forma di sordità congenita, ereditaria quindi, derivata dai primi fondatori del villaggio.

Da circa settanta anni, i sordi hanno sviluppato un linguaggio dei segni, e naturalmente anche qualcuno di quelli con udito normale lo ha imparato. Ma poi, e questa è la differenza da altre lingue di gesti, quel linguaggio si è esteso anche al resto della popolazione, sviluppandosi secondo linee praticamente naturali, senza influenze esterne. Al punto da diventare semplicemente un linguaggio alternativo.

Per questo motivo ha attratto l'attenzione dei ricercatori di tre università: quella di Haifa in Israele, la Sony Brook University e la University of California a San Diego, queste ultime entrambe negli USA.

Secondo il loro articolo pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, il linguaggio dei segni di quel villaggio è molto più complesso di quello che ci si potrebbe attendere. Inoltre è stato molto poco influenzato sia dalla lingua parlata in quell'area, un dialetto arabo, che dal linguaggio dei segni più usato nella stessa zona, quello israeliano.

"Poiché questo linguaggio si è evoluto indipendentemente - dice Carol Padden, una delle autrici dello studio - può riflettere alcune proprietà fondamentali delle lingue umane, e fornirci interessanti spunti per capire la loro nascita".

Il primo risultato che i ricercatori hanno trovato è la struttura tipica delle frasi. Nel ABSL (questo il nome della lingua) la srtuttura è soggetto-oggetto-verbo. Tipo: "Anna la mela prende". Questa struttura si è formata nel giro di pochi anni ed è ora usata ampiamente. "Ciò - dice ancora Padden - ci suggerisce l'idea che l'ordine delle parole sia una delle prime strutture a formarsi in un linguaggio, ed avviene molto rapidamente.

Quindi quel villaggio diventa un laboratorio vivente per studiare l'evoluzione di una lingua che ha pochissime influenze esterne. Proprio come deve essere successo agli albori delle lingue moderne.

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