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Notizia del 23/06/2004

La sonda lunare Smart-1 si guarda alle spalle

La Smart-1 manda la sua prima "cartolina": viaggiando verso la Luna, ha girato i suoi strumenti all'indietro ed ha fotografato la Terra.

E' una strana missione: quasi due anni di viaggio per andare verso la Luna, quando gli astronauti degli Apollo ci mettevano tre giorni.SMART-1 fotografa la Terra

Lenta, piccola, ma molto importante dal punto di vista tecnologico. La sonda, lanciata dall'Agenzia Spaziale Europea nel settembre 2003, ha a bordo un sistema di propulsione innovativo: il motore a ioni. In questo tipo di motori l'energia ricavata dalle celle solari viene impiegata per strappare via gli elettroni da un gas, ionizzandolo. Il gas stesso può quindi essere accelerato da un fortissimo campo elettrico e sparato fuori, agendo come sistema di propulsione.

La spinta che viene fornita è estremamente piccola (più o meno, il motore riuscirebbe a malapena a tenere sollevato a mezz'aria un foglio di carta). Però nello spazio anche la più piccola spinta, se applicata per lungo tempo, produce velocità notevoli.

Mentre la Deep Space 1 della Nasa ha tenuto acceso il suo motore per mesi, la Smart-1 non ha tutta questa fretta. Così sta seguendo una serie di orbite attorno alla Terra, allontanandosi ogni volta di più. Una lenta arrampicata nello spazio che la porterà ad essere la prima missione lunare dell'Agenzia spaziale europea.

Ora ha cominciato a testare i suoi strumenti (anche se l'arrivo in orbita lunare ci sarà solo all'inizio dell'anno prossimo). Ed ha provato a guardarsi indietro, fotografando la Terra. Non c'è molto di eccezionale in questo, ma la foto è interessante perché somiglia a quelle che gli astronauti scattavano durante i loro viaggi degli anni '60 e '70.

Giunta a destinazione, la Smart-1 non scenderà sulla Luna, ma rimarrà in orbita effettuando una serie di osservazioni che permetteranno di disegnare una mappa molto più completa di quelle disponibili attualmente. E poi sorvolerà i poli lunari, dove potrà tentare di individuare tracce di acqua ghiacciata, la risorsa che potrebbe diventare la vera sorpresa per l'esplorazione futura dello spazio.

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