L'Università di Torino in primo piano negli studi sull'emicrania
L'emicrania è una vera e propria malattia, della quale è ormai certa l'ereditarietà, che colpisce oltre il 10% degli italiani, in larga maggioranza donne, e sono ben 1.500.000 i pazienti che affrontano le dolorose crisi quotidianamente. L'Organizzazione Mondiale per la Sanità l'ha inserita di recente tra le prime 20 patologie invalidanti, eppure le cause che la originano e le terapie per sconfiggerla sono ad oggi ancora scarsamente conosciute.
Una nuova luce arriva a seguito di uno studio condotto dall'equipe del Prof. Lorenzo Pinessi, ordinario di neurologia all'Università di Torino e direttore del Centro Cefalee dell'Ospedale Molinette sempre a Torino. Come ha spiegato il Prof. Pinessi nel corso di una conferenza svoltasi a Milano lo scorso 7 novembre, utilizzando una innovativa metodica di risonanza magnetica (che si avvale di una particolare analisi morfometrica), si sono potute evidenziare delle piccole alterazioni cerebrali mai visualizzate prima, corrispondenti a delle riduzioni di sostanza grigia proprio nelle aree cerebrali coinvolte nel circuito del dolore, ovvero i lobi frontali e temporali. Queste alterazioni sono presenti in misura proporzionale alla cronicità nei pazienti emicranici, ma non compaiono nei soggetti di controllo, cioè sani. Sempre gli studi del team torinese, che verranno pubblicati nel prossimo numero della rivista specializzata
Nel frattempo dagli Stati Uniti arriva una buona notizia sul fronte della terapia: si tratta di due nuovi metodi attualmente in fase di sperimentazione: il T.M.S, stimolazione magnetica transcraniale e l'O.M.S, stimolazione del nervo occipitale. Nel primo caso, un apparecchio magnetico viene appoggiato sulla parte posteriore del capo per poter trasmette brevi impulsi che agendo sull'attività elettrica all'interno del cervello bloccano la crisi emicranica non appena insorge. Il funzionamento dell'O.M.S. è più complesso: si tratta di una sorta di mini-pacemaker che viene collegato ad elettrodi sottocutanei inseriti sul retro del capo. La macchina invia una corrente elettrica che inibisce l'apparire del dolore.
Gli apparecchi potrebbero arrivare sul mercato tra un anno e mezzo.