Notizie

Notizia del 30/06/2003

L'immortalità delle cellule tumorali: una nuova scoperta

Molti pensano che qualcosa di spaventoso come il cancro potrebbe alla fine offrire un regalo all'umanità: la chiave di una vita più lunga, se non proprio l'immortalità. Le cellule tumorali, infatti, attraversano in molti casi un processo che rende la loro vita letteralmente senza fine.

Per il momento nessuno pensa alla fontana della giovinezza, ma una nuova relazione tra invecchiamento e cancro, appena scoperta, potrebbe offrire nuove strategie per le terapie antitumorali.

Sulla rivista Genes & Development, Carla Grandori, del Fred Huthinson Cancer Research Center, ed i suoi colleghi hanno riportano una correlazione tra una particolare proteina cancerosa, chiamata Myc, ed una terribile malattia rara a base genetica: la sindrome di Werner.

Questa sindrome è caratterizzata da un invecchiamento precoce delle persone colpite, che praticamente raggiungono l'aspetto di anziani già a 30-40 anni. La sua causa è in una mancanza o un difetto del gene WRN.

La Myc, dal canto suo, è implicata in diversi tipi di tumore. Precedenti studi avevano già dimostrato che, quando è presente in grandi quantità, riesce a rendere immortali le cellule cancerose intervenendo sull'enzima telomerasi, considerato cruciale proprio per l'estensione della vita cellulare. Ma non si limita a questo.

"Anche se la telomerasi è importante per l'immortalizzazione delle cellule - dice Grandori - non è sufficiente in tutti i tipi cellulari. Così ci siamo chieste quale altro gene potesse essere coinvolto, e quello della sindrome di Werner era uno dei candidati più evidenti".

Effettivamente i pazienti colpiti da sindrome di Werner non sviluppano mai quel tipo di tumori in cui è implicata la proteina Myc. Studiando in laboratorio delle cellule umane, si è trovata una risposta a questo fenomeno: quando le cellule contengono molta proteina Myc, il gene WRN viene attivato notevolmente, causando l'immortalità cellulare. Se però il gene è difettoso o mancante, come avviene nei malati di quella rara sindrome, allora la Myc non ha nulla su cui intervenire.

Teoricamente, visti questi sviluppi, sarebbe possibile pensare a farmaci capaci di bloccare l'attività del gene WRN. In questo modo anche l'immortalità delle cellule tumorali sarebbe colpita.

Certo, qualcuno potrebbe pensare che con una terapia del genere si potrebbero salvare i pazienti dal cancro, ma li si farebbe invecchiare prima proprio perché il loro gene WRN è bloccato. Diventerebbero praticamente tutti affetti da sindrome di Werner.

Ma Grandori non crede che le cose andranno così: "se le cellule cancerose hanno livelli di attivazione del gene WRN superiori al normale, saranno anche le prime ad essere colpite quando noi interferiremo con quel gene. Le cellule non malate, invece, non dovrebbero risentire allo stesso modo".

In effetti il discorso non è far sparire del tutto l'attività del WRN, come succede purtroppo per i malati di sindrome di Werner, ma farlo funzionare meno, e le cellule tumorali, che devono rimanere immortali per andare avanti, sarebbero le prime a soffrirne.

Suggerimenti