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Notizia del 05/02/2003

Alzheimer: un cervello che si riconfigura per limitare la malattia?

In alcune persone colpite da Alzheimer, nei primi stadi della malattia, il cervello può mantenere in efficienza le funzioni cognitive e mnemoniche utilizzando alcune aree in più del normale, facendo svolgere loro i compiti che le zone malate non riescono più a portare a termine in modo efficiente.

Questo nuovo esempio di adattabilità del cervello (già sospettato in alcune condizioni, ad esempio le lesioni da ictus) è stato scoperto dai ricercatori del Baycrest Center for Geriatric Care, in Canada, che hanno pubblicato i loro risultati sul Journal of Neuroscience.

Studi precedenti avevano già mostrato che nei malati di Alzheimer che si trovano agli inizi si verifica un aumento dell'attività cerebrale nelle regioni prefrontali del cervello quando sono sottoposti a test di memoria o di ragionamento. Nelle persone sane questo aumento non veniva osservato. Ciò che il gruppo guidato da Cheryl Grady ha trovato è che l'aumento di attività si accompagna effettivamente ad un migliore svolgimento di quei compiti, quindi ad una maggiore efficienza cognitiva.

"Abbiamo visto - dice la ricercatrice - che i pazienti capaci di far funzionare la corteccia prefrontale del cervello ad un livello più alto riescono molto meglio nei vari test".

Lo studio è stato condotto su 12 soggetti sani ed 11 malati. Tutti sono stati sottoposti a test mentre i loro cervelli venivano esaminati attraverso la tomografia ad emissione di positroni, una tecnica che permette di osservare il flusso sanguigno nelle varie zone del cervello, dal quale si può dedurre il livello di attività.

In generale, come c'era da attendersi, le persone colpite da Alzheimer hanno avuto risultati inferiori nei test. Ma nel gruppo dei malati c'è stata una grande variabilità. E proprio quelli che andavano meglio hanno mostrato più nettamente l'attivazione delle zone aggiuntive.

Il fenomeno è molto simile a quello che viene progettato per le sonde spaziali dirette verso altri pianeti: se qualcosa comincia a funzionare male il computer deve essere in grado di riassestarsi per usare risorse alternative. Purtroppo negli uomini questa riconfigurazione dura poco: man mano che la malattia progredisce la capacità di far lavorare altre aree cerebrali in aiuto di quelle danneggiate scompare.

Ma potrebbe essere un punto di partenza per ulteriori ricerche e per ipotizzare nuovi trattamenti.