Notizie

Notizia del 23/04/2003

Il rumore che ritarda lo sviluppo

I ratti che da piccoli vivono in un ambiente rumoroso, anche se non assordante, sviluppano più lentamente le loro capacità uditive, un effetto che può portare ad un cattivo riconoscimento di suoni caratteristici.

Naturalmente è proprio presto per stabilire parallelismi, ma la scoperta fatta dai ricercatori dell'Università della California a San Francisco, pubblicata sulla rivista Science, potrebbe essere collegata all'aumento dei disordini linguistici nei bambini che si osserva da qualche decennio in una società sempre più pervasa da rumori.

L'esperimento è stato condotto sistemando ratti appena nati in un ambiente nel quale si sentiva continuamente un cosiddetto "rumore bianco", un suono costante senza caratteristiche. Non era così forte da danneggiare le terminazioni nervose delle orecchie, ma era sufficiente per coprire molti dei normali rumori dell'ambiente.

Quando sono andati ad esaminare, con metodi elettronici, lo sviluppo del cervello degli animali, gli scienziati hanno visto che la corteccia uditiva non si sviluppava come quella dei ratti che non erano stati esposti al rumore. Anzi, lo sviluppo era ritardato di tre o quattro volte.

Potrebbe essere un risultato importante anche per l'uomo? "L'esperienza uditiva - dice Edward Chang, uno degli autori dello studio - è chiaramente un fattore fondamentale per lo sviluppo del linguaggio negli esseri umani. Impariamo a parlare e leggere attraverso la nostra sensibilità verso i suoni del linguaggio degli altri che abbiamo sentito nelle prime fasi della nostra vita".

C'è da dire che i ratti, una volta tolti dall'ambiente rumoroso, tornano a sviluppare quelle particolari aree cerebrali fino a che sono identiche a quelle di tutti gli altri. Ma si è perso del tempo. E se anche negli esseri umani l'esposizione giornaliera ai rumori facesse perdere tempo? Magari proprio quello indispensabile per un corretto sviluppo del linguaggio?

Suggerimenti