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Notizia del 17/05/2011

I superlampi della nebulosa del Granchio

 

Nell'aprile 2011 i resti di supernova della Nebulosa del Granchio hanno emesso violentissimi lampi, flare, di fotoni di altissima energia. Questi flare sono di straordinario interesse per gli studiosi perché costituiscono un fatto del tutto nuovo: la loro intensità è molto maggiore rispetto a qualsiasi altra emissione registrata in precedenza da questa sorgente astrofisica.

L’osservazione è stata fatta dal satellite Fermi, l’esperimento dedicato allo studio dei raggi gamma, al quale l’Italia partecipa con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) ed è stata poi confermata anche da Agile. Dal 12 aprile i due satelliti hanno osservato dalla sorgente del Granchio un flare con un’energia 30 volte maggiore alle normali emissioni gamma della nebulosa e cinque volte più intenso dei lampi precedentemente osservati. Dopodiché, nel giro di un paio di giorni, questa anomala attività si è completamente esaurita.

Gli astrofisici ritengono che queste emissioni molto energetiche siano il risultato di processi fisici che hanno a che fare con le veloci rotazioni tipiche delle stelle di neutroni.

La Nebulosa del Granchio, resto di supernova, è una nuvola di gas in espansione al cui centro c’è la Pulsar del Granchio, una stella di neutroni che ruota 30 volte al secondo e ad ogni rotazione emette un fascio di radiazione verso il nostro pianeta, con la caratteristica emissione pulsata delle stelle di neutroni rotanti.

Si pensa che i lampi si verifichino quando l’intenso campo magnetico attorno alla pulsar subisce improvvisamente dei cambiamenti strutturali. Questi cambiamenti possono accelerare le particelle, come gli elettroni, a velocità prossime a quelle della luce. Quando gli elettroni, accelerati a queste altissime velocità, interagiscono con il campo magnetico della stella, emettono raggi gamma in un processo conosciuto come “emissione di luce di sincrotrone”. Considerando l’intensità dei flare osservati, gli scienziati ritengono che gli elettroni che li hanno prodotti debbano aver avuto energie 100 volte maggiori di quelle che si possono raggiungere sulla Terra nei più potenti acceleratori di particelle, e che questi valori li rendano al momento anche gli elettroni più energetici a esser associati a una sorgente cosmica.

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