Guerra del ferro contro i batteri
I batteri stanno diventando sempre più resistenti agli antibiotici, e si moltiplicano le ricerche rivolte a trovare nuove terapie per combatterli.
L'ultimo passo in avanti viene pubblicato questa settimana dalla rivista Science. I ricercatori dell'Università di Chicago hanno scoperto tutti i meccanismi attraverso i quali lo Staffilococco aureo (un batterio che in alcuni casi, soprattutto negli immunodepressi, provoca infezioni gravissime e che sta sviluppando una enorme resistenza agli antibiotici) si procura un componente essenziale per la sua vita: il ferro.
Bisogna considerare che, a parte il batterio che causa il morbo di Lyme, tutti i microbi patogeni per l'uomo devono prendere il ferro dall'organismo che hanno invaso. E naturalmente la sorgente più abbondante di ferro è l'emoglobina contenuta nei globuli rossi.
Nel caso dello Staffilococco Aureo, gli scienziati americani descrivono nel loro articolo i passaggi biochimici che usa per rompere i globuli rossi, catturare la loro emoglobina, estrarne il ferro ed assorbirlo.
Avere tra le mani i meccanismi di questo procedimento significa poter pensare a fermarlo, trovare sistemi che siano capaci di bloccarlo in qualche punto. "L'intero percorso biochimico - dice Eric Skaar, uno degli autori dello studio - ci fornisce molti bersagli per nuovi farmaci".
Il prossimo passo, quindi, sarà escogitare un modo per fermare l'estrazione di ferro dai globuli rossi, oppure impedire al batterio di utilizzarlo. In questo modo si arresterebbe un'infezione con la stessa efficacia degli antibiotici odierni, se non maggiore.
C'è un vantaggio notevole: negli esseri umani quel procedimento biochimico usato dallo Staffilococco Aureo non esiste. Quindi il suo blocco da parte di farmaci non disturberebbe il metabolismo delle cellule, e non dovrebbe avere effetti collaterali.