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Notizia del 18/12/2002

Fumo: quando l'industria contrattaccò

In un articolo pubblicato sul British Medical Journal (BMJ), ricercatori dell'Università della California gettano una luce nuova ed interessante su quanto accadde negli anni '80 relativamente al dibattito sui danni del fumo, soprattutto per quanto riguarda le azioni dell'industria del tabacco.

La storia parte nel 1981, quando una ricerca giapponese mostrò una chiara associazione tra fumo passivo (quello che gli altri respirano in presenza di un fumatore) e cancro del polmone. Quindi chi stava vicino ad un fumatore era esposto a questa malattia.

Lisa Bero, dell'Università della California a San Francisco, ha studiato i documenti interni delle industrie del tabacco per ricostruire quale fu la risposta a quella ricerca giapponese.

In 48 di questi documenti si discuteva di piani per pubblicare uno studio scientifico che avrebbe contrastato i risultati della ricerca stessa.

Effettivamente lo studio fu svolto, e concluse che non c'era una relazione evidente tra fumo passivo e rischio di cancro al polmone. Però in questo documento furono coinvolti uno scienziato dell'industria del tabacco, un consulente della stessa industria, una società legale e due ricercatori giapponesi. Quando la ricerca fu pubblicata, il consulente era presentato come unico autore dello studio. Le conclusioni, tra l'altro sostenevano che non c'erano prove di una associazione tra fumo passivo e cancro del polmone, e che lo studio precedente (quello del 1981) aveva "poche basi scientifiche".

Insomma, una stroncatura dell'idea di un fumo passivo dannoso.. Però, secondo l'articolo del BMJ, c'erano diverse cose che non andavano. A cominciare dagli autori "fantasma". Quando i partecipanti ad uno studio sono nascosti, sostiene infatti Lisa Bero, l'affidabilità della ricerca viene minata profondamente.

E poi, è vero che nella ricerca si citava il fatto che era stata condotta anche grazie al finanziamento di "alcune compagnie dell'industria del tabacco", ma questa frase non sarebbe indicativa del reale coinvolgimento di uno sponsor nella ricerca. In altri termini, quello studio, che contrastava la pericolosità del fumo passivo, non faceva capire l'esatto peso che l'industria aveva avuto nella sua realizzazione. E quella sarebbe stata un'informazione importante in un argomento così delicato e soggetto a controversie, almeno in quell'epoca (oggi il concetto di fumo passivo dannoso è ormai incontrastato).

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