Fumo passivo: nuove accuse
Ogni tanto appaiono ipotesi su una certa "innocuità" del fumo passivo, che sarebbe meno concentrato e per lo più già filtrato dai polmoni del fumatore, che si è già beccato tutte le sostanze nocive, eliminandole definitivamente dall'ambiente. Qualcuno usa queste argomentazioni anche per sostenere che l'applicazione rigida del divieto di fumo nei locali pubblici sarebbe tutto sommato inutile.
Ma ci sono molte prove scientifiche che dicono esattamente l'opposto. Una di queste viene dall'Università della California a Riverside.
I ricercatori americani hanno pubblicato sulla rivista BMC Cell Biology uno studio condotto su cellule coltivate in laboratorio che dimostra come l'esposizione al fumo di qualcun altro ha un effetto ben visibile sulla guarigione delle ferite, addirittura con il rischio di una maggiore formazione di cicatrici.
Prima di tutto gli scienziati hanno preso il fumo delle sigarette e lo hanno fatto gorgogliare dentro una cultura di fibroblasti, cellule importanti per la guarigione delle lesioni perché si spostano verso la ferita e secernono fattori di crescita e componenti della matrice extracellulare (fondamentale per la struttura di un tessuto). In questo modo i fibroblasti favoriscono la ricrescita di altre cellule nel modo giusto, contribuendo alla ricostruzione del tessuto perduto e, quindi, alla guarigione.
I fibroblasti a contatto con il fumo passivo (che era stato diluito per essere nella stessa concentrazione di quello presente nei tessuti di un non fumatore esposto al fumo passivo) hanno però cominciato a comportarsi in modo strano: si muovevano di meno e, più in generale, sembravano meno efficienti.
Ma un fibroblasto che si muove meno non sarà capace di raggiungere i punti centrali della ferita. Rimarrà invece ai bordi, dove produrrà troppa matrice extracellulare. Il risultato è che le lesioni della pelle guariscono più lentamente, e si formano cicatrici più visibili.
L'effetto è tipico dei fumatori, ma lo studio americano dimostra che, anche alle concentrazioni di fumo assorbite da un non fumatore, le cose vanno più o meno allo stesso modo, almeno in laboratorio.