Da ricercatori italiani un contributo allo studio dell'osteoporosi
Le ossa del nostro scheletro hanno bisogno di essere mantenute in movimento, altrimenti si deteriorano, favorendo l'insorgere dell'osteoporosi. Lo studio che chiarisce i meccanismi alla base di questo fenomeno è di un gruppo di ricercatori italiani diretto da Alberta Zallone dell'Università di Bari, che firmano un articolo in proposito sulla rivista della Federation of the American Societies for Experimental Biology. In particolare sarebbero la mancanza di gravità, o di resistenza, a stimolare la maturazione e l'attività di cellule che distruggono l'osso.
L'osteoporosi è una patologia che, con l'invecchiamento e la sedentarietà della popolazione, è sempre più diffusa e al cui aumento negli ultimi anni ha corrisposto quello, definito a volte "epidemico", delle fratture, soprattutto fra le persone anziane.
La ricerca è stata effettuata confrontando due campioni di cellule demolitrici del tessuto osseo, gli osteoclasti, mantenuti nelle stesse condizioni di coltura ma, uno nello spazio in condizioni di microgravità per 12 giorni, l'altro in laboratorio a terra.
Le analisi hanno consentito di rivelare un aumento nel campione "spaziale", rispetto al campione a terra, dell'espressione dei geni che stimolano la maturazione e l'attività degli osteoclasti. L'osteoporosi colpisce inesorabilmente uomini e donne e questo studio ne sottolinea una causa: la mancanza di resistenza.