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Notizia del 31/08/2005

Conferme sulla proteina C reattiva ed il rischio di malattie cardiovascolari

Da qualche anno la proteina C reattiva (Crp) sta ricevendo molta attenzione dai ricercatori nel campo delle malattie cardiovascolari. Non è una nuova conoscenza: siamo infatti abituata a vederla spesso nei risultati delle comuni analisi del sangue. Ma in questi casi serve a misurare un eventuale stato infiammatorio piuttosto importante, come un'infezione in corso o passata da poco, ad esempio. Sono situazioni in cui i valori di Crp diventano considerevolmente superiori a quelli indicati come normali.

Nel caso del cuore, invece, i sospetti sono che un valore anche leggermente più alto del previsto, quindi poco significativo nella normale clinica, possa indicare un rischio più elevato di essere colpiti da infarto o ictus cerebrale.

Una conferma a questa idea viene da una ricerca condotta dalla Clinica Mayo, negli Stati Uniti, e pubblicata sulla rivista American Journal of Hypertension. Esaminando 214 uomini e donne con un'età media di 59 anni, mai colpiti da malattie cardiovascolari, gli scienziati statunitensi hanno misurato in tutti la proteina C reattiva con un alto grado di precisione.

I risultati mettono in rapporto il livello di Crp con l'indurimento delle arterie (aterosclerosi) ed una corrispondente infiammazione di basso grado (quindi non acuta) che si sviluppa nei vasi sanguigni.

"Il nostro studio - dice Iftikah Kullo, a capo della ricerca - ci dà una nuova prospettiva su come un'infiammazione di basso grado possa essere correlata con infarto o ictus attraverso una sua associazione con l'indurimento delle arterie".

Rimane aperta però una questione: l'aumento di proteina C reattiva è di per sè un fattore capace di influenzare negativamente il funzionamento delle arterie, oppure è solo un marker, una spia che avverte della presenza di una malattia di questo tipo? La scelta di eventuali terapie passerà prima per la risposta a questa domanda.

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