Cancro del seno e del polmone: una strada porta alla stessa terapia?
Gli ormoni estrogeni sono legati strettamente ad alcuni tipi di cancro, ad esempio quello del seno, cosa che appare tutto sommato logica. Bloccare questi ormoni, o più precisamente bloccare la capacità delle cellule cancerose di recepirne i segnali, è una strada da tempo in uso proprio per il tumore della mammella.
Ora sembra che lo stesso percorso potrebbe essere seguito per uno dei tumori più terribili che esistano: quello del polmone, soprattutto nelle donne, dove sembra che questo cancro sia molto più aggressivo di quanto non avvenga negli uomini, un dato che ha fatto sospettare proprio il coinvolgimento degli ormoni estrogeni nella crescita delle cellule maligne.
Un gruppo di ricercatori dell'Università di Pittsburgh, partendo dalle conoscenze esistenti in questo campo, ha provato, per il momento solo in topi da laboratorio, una terapia che prevede proprio il blocco dei recettori per gli estrogeni. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cancer Research. "In precedenti studi - dice Jill Siegfried, principale autrice della ricerca - avevamo osservato che i le cellule tumorali del polmone contengono recettori per gli estrogeni a livelli paragonabili a quelli delle cellule cancerose del seno".
I topi sui quali è stato condotto l'esperimento erano ammalati di un cancro derivato da cellule tumorali umane del polmone trapiantate. Su un gruppo di animali i ricercatori americani hanno usato una combinazione di due farmaci antitumorali. Uno, gefitinib, è già usato in questi casi, mentre l'altro, fulvestrant, non è impiegato nei casi di cancro polmonare, ma solo per i tumori del seno. E' proprio su quest'ultima molecola che gli scienziati di Pittsburgh hanno risposto le loro speranze: si tratta infatti di un farmaco antiestrogeno.
Altri due gruppi di topi, ugualmente malati, sono stati trattati, rispettivamente, con l'uno o l'altro dei due farmaci, ma senza usarli assieme.
Il risultato è stato decisamente favorevole per la terapia combinata: nei topi trattati si aveva una riduzione della massa tumorale del 59%., molto superiore a quella ottenuta con i trattamenti singoli.
E' un passo in avanti significativo nella possibilità di aumentare la sopravvivenza delle persone, soprattutto donne, colpite da cancro polmonare.