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Notizia del 08/04/2003

Cambiamenti climatici: le cose si complicano

Dando solo occhiate superficiali alle notizie (e soprattutto ai titoli) dei giornali sembra che le cose siano chiarissime: il clima cambia perché è in atto un riscaldamento globale causato dall'attività umana, non c'è bisogno di altro.

In realtà, come tutto ciò che riguarda la natura, la faccenda è molto più complessa, ed esistono ancora dati contrastanti che dimostrano sicuramente un fatto: c'è ancora molto da lavorare.

Prendiamo ad esempio uno studio in via di pubblicazione sull'Energy and Environmental Journal, con alcune parti già uscite su un'altra rivista: il Climate Research Journal. Condotta dagli scienziati dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, la ricerca ha esaminato i dati di altri studi sul clima portati avanti negli ultimi 40 anni. Lo scopo era di stabilire se il ventesimo secolo è stato veramente "speciale" dal punto di vista climatico e, se sì, quanto speciale.

Le conclusioni sono abbastanza drastiche: il ventesimo secolo non è stato il più caldo degli ultimi mille anni, e non è stato neanche quello con condizioni meteorologiche più estreme. In passato, quando le industrie e le auto non c'erano, ci sono stati periodi molto più critici. Ad esempio il Medio evo: tra l'800 ed il 1300 ci fu il cosiddetto Periodo caldo medievale. Secondo i dati raccolti da Willie Soon e Sallie Baliunas, i due astronomi a capo della ricerca, in tutti quegli anni le temperature medie del nostro pianeta erano marcatamente più alte di quelle registrate nel dal 1900 al 2000. E poi ci fu la più famosa "Piccola era glaciale", dal 1300 fino quasi ai giorni nostri.

Sicuramente oggi le temperature sono più alte di quelle relative alla Piccola era glaciale, ma altrettanto sicuramente, secondo i due scienziati, sono comunque più basse di quelle registrate durante il Periodo caldo medievale.

Un ottimo elemento per far venire il mal di testa ai climatologi, ma potrebbe esserci dell'altro: e se fosse tutta (o in parte) colpa del Sole?

Al Goddard Institute for Space Studies della Nasa hanno infatti trovato altre conferme ad una ipotesi già formulata: il sole, dalla seconda metà degli anni '70 ad oggi, sta gradualmente aumentando il livello di energia che emette nello spazio.

"Questo trend - dice Richard Willson, principale autore della ricerca, pubblicata su Geophysical Research Letters - è importante perché, se si mantenesse costante per decenni, potrebbe effettivamente causare significativi cambiamenti climatici sul nostro pianeta".

Bisogna considerare che il Sole ha delle variazioni di attività ben conosciute, che si svolgono durante il suo ciclo di undici anni. In questo periodo passa dal cosiddetto massimo di attività ad un periodo più tranquillo, considerato il minimo. In ventiquattro anni di osservazioni con satelliti ed altri strumenti, il gruppo della Nasa ha rilevato che, nel complesso, la Terra ha ricevuto un po' più di energia dal Sole, sia nelle fasi massime che in quelle minime.

L'aumento può apparire insignificante: appena lo 0,1%. Ma, secondo gli autori della ricerca, se si mantenesse costante per un lungo periodo di tempo il clima terrestre ne risentirebbe. Naturalmente nessuno mette realmente dubbio la possibilità che l'attività umana possa influire, ma potrebbero esserci altri fattori in gioco.

La conclusione, per ora può essere una sola: c'è ancora molto da sapere prima di stabilire con certezza cosa sta succedendo al nostro pianeta.

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