Arrivano dalle missioni spaziali le cure per combattere l'invecchiamento
Studiare il comportamento delle nostre cellule, in particolare di quelle che rivestono i vasi sanguigni, durante le missioni spaziali, può essere di grande aiuto per i ricercatori nel mettere a punto nuove e più efficaci strategie per contrastare le patologie collegate all’invecchiamento e all’aumentare delle aspettative di vita.
In sintesi è la tesi che, sviluppata con ulteriori e più approfondite considerazioni, ha permesso ad un’allieva perfezionanda dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Ivana Barravecchia, di aggiudicarsi un premio importante e particolarmente prestigioso sotto il profilo accademico e scientifico, come lo “Young Investigator Award”.
Il team di ricercatori di cui fa parte Ivana Barravecchia vuole determinare gli effetti del volo spaziale sulle cellule endoteliali, le cellule che rivestono i vasi sanguigni. Ma perché studiare il comportamento delle cellule durante un volo spaziale? Perchè gli studi confermano con evidenza che i danni alla salute causati dal restare in assenza di gravità imitano, provocando una sorta di accelerazione, patologie degenerative e dell’invecchiamento riscontrate sulla Terra.
Caratterizzare tali danni potrebbe dunque portare alla conoscenza di percorsi di patogenesi importanti non soltanto per gli equipaggi aerospaziali, soprattutto per quelli destinati a missioni di lunga durata, ma anche al comune cittadino aggredito da patologie degenerative e dell’invecchiamento sempre più frequenti coll’aumentare della vita media.
Quindi lo studio del danno biologico associato al volo spaziale rappresenta una possibilità importante, fino a pochi anni fa persino impensabile, per aumentare la nostra conoscenza di patologie comuni per creare strumenti di prevenzione e cura nuovi e sempre più efficaci.