Alla scoperta delle origini del linguaggio
Anche se l'essere troppo chiacchieroni rende a volte le persone insopportabili, è proprio l'articolazione complessa del nostro linguaggio a contraddistinguerci rispetto alle altre specie animali.
Ma come sia nata questa capacità e come si sia evoluta in maniera così sofisticata è ancora un mistero.
Richard Hahnloser, fisico svizzero dell’Istituto di Neuroinformatica dell’Università di Zurigo, è intervenuto di recente al "BergamoScienza" illustrando le ricerche che svolge con il suo team. Hahnloser ha notato una somiglianza straordinaria tra le tecniche di vocalizzazione nostre e quelle di alcune specie di uccellini, come passerotti e colibrì, che imparano a cantare per imitazione del genitore, proprio come i neonati apprendono a parlare dagli adulti.
Per dimostrare la loro teoria hanno tentato di insegnare ai passerotti armonie, verificando se fossero in grado di riprodurle, e l'esperimento ha avuto successo.
Ma l'obiettivo di Hahnloser e del suo gruppo si spinge oltre, cercando di identificare la matematica del linguaggio, ovvero gli algoritmi, i calcoli dei neuroni, che sottendono la capacità di articolare i suoni in tutte le forme possibili, dal primitivo scambio di segnali vocali come le sillabe fino alle capacità più elaborate come il canto.
Per fare questo si affidano a tecniche di osservazione come la stimolazione magnetica transcranica (la stimolazione non invasiva del tessuto cerebrale che fornisce indizi decisivi sul funzionamento dei circuiti tra neuroni), ma anche alla somministrazione di farmaci che evidenziano l’attività di aree del cervello altamente specializzate nella pronuncia dei suoni e all’informatica, ricreando al computer modelli semplici del cervello.
La comparazione tra circuiti neuronali semplici come quelli degli uccellini e dei neonati potrebbe portare davvero a comprendere sempre meglio le misteriose origini del linguaggio.